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Home » EVENTI » Musica, prosa e danza con appuntamenti di caratura internazionale: il teatro Cucinelli di Solomeo è pronto ad alzare il sipario

Musica, prosa e danza con appuntamenti di caratura internazionale: il teatro Cucinelli di Solomeo è pronto ad alzare il sipario

Un cartellone “speciale” è pronto ad aprirsi al teatro Cucinelli di Solomeo. In scena molte sorprese per celebrare il decimo anno di attività. In arrivo in Umbria, tra gli altri, John Malkovich e Ralph Fiennes

di F.C.

Un anno importante, il corrente, che celebrerà i dieci anni di apertura del sipario del teatro del borgo umbro. A presentare il programma sono stati Brunello Cucinelli e Nino Marino, rispettivamente presidente del Consiglio di Amministrazione e responsabile di produzione del Teatro Stabile dell’Umbria. Si inizia il 10 novembre sulle note di Tre come l’essenza di ciò che vive del Trio Metamorphosi (Mauro Loguercio al violino, Francesco Pepicelli al violoncello, Angelo Pepicelli al pianoforte). Dieci anni separano la composizione delle due opere in programma, “Aurora e Compimento dell’idea di Klaviertrio” nel catalogo di Robert Schumann. I Phantasiestücke op. 88, nati nell’aura della suggestione per il mirabile Trio op. 49 di Felix Mendelssohn, furono composti nel dicembre del 1842, come raccolta di forme brevi e contrastanti. Il Trio op. 110 fu invece ideato alla fine del 1851 a Düsseldorf, rileggendo la forma tradizionale alla luce della più ampia autonomia dei tre strumenti nella massima coesione tematica. Il 16 novembre grande attesa per l’arrivo di Isabella Ferrari e Iaia Forte, protagoniste di Sisters. Come stelle al buio. Tra umorismo nero e sofisticata ironia, una black comedy che vede protagoniste due delle migliori interpreti del cinema e del teatro italiano dirette da Valerio Binasco, regista tra i più apprezzati e premiati della scena italiana. In una villa immersa nei ricordi, due sorelle rivivono un passato glorioso ormai svanito. Sullo sfondo delle loro esistenze c’è un terribile incidente che si è portato via il padre e il loro futuro. Gradito ritorno a Solomeo di Cas Public il 28 novembre con la prima mondiale assoluta di Minuit et des possibles. Cenerentola o il coraggio della virtù. Sei danzatori cedono le loro scarpette da ballo per una scarpetta di vetro e con entusiasmo ci portano in questo racconto fantastico. La coreografia di Hélène Blackburn diventa un ingresso aperto alle emozioni. Uno spettacolo ricco e accattivante, pieno di oggetti di scena e giochi, che rende omaggio alle qualità del cuore e della mente, che danno la forza di superare le avversità e migliorare se stessi. Rinomata per interpretare i grandi classici, la compagnia, con questa Cenerentola, offrirà al pubblico un nuovo modo per riscoprire le emozioni e l’incanto di questo capolavoro. Si torna alla musica il 1 dicembre con l’Orchestra da Camera di Perugia che si cimenterà in Mozart-Kraus. Perfettamente coetanei, entrambi nati nel 1756 e morti a un anno di distanza, W.A. Mozart e il meno noto J.M. Kraus si incontrano in questo programma. La Sinfonia in do minore VB 142 di quello che fu definito “il Mozart svedese”, a lungo alla corte di Gustavo III, fu apprezzata anche da Haydn (musica di sbalorditiva perfezione). A incorniciarla due pagine mozartiane, tra le più dense di conseguenze nella sua produzione giovanile: la Sinfonia “milanese” KV 112, composta a soli quindici anni, e il Concerto per pianoforte K 271. Il 2018 si apre con Finale di partita il 21 gennaio. Glauco Mauri e Roberto Sturno tornano a Samuel Beckett, diretti da Andrea Baracco, con Finale di partita testo cardine e paradigmatico del Novecento. Come in molti suoi lavori Beckett, Premio Nobel per la Letteratura del 1969, in Finale di partita parla della condizione umana segnata dalla sofferenza e dall’assurdità dell’ “essere”. La vita dell’uomo è tragica e infelice, ma “niente è più grottesco del tragico” e “niente è più comico dell’infelicità”. A seguire, due giorni dopo, Flyaway… Le mie storie Piano e Cello di e con Piero Salvatori. Il compositore mette in scena una sorta di racconto teatrale, una colonna sonora di storie e immagini vissute, oppure interamente create, che lo hanno colpito profondamente: ascoltandolo, gli spettatori si ritroveranno a seguire le loro storie, ricreando e inserendo personaggi e luoghi che appartengono alla loro memoria personale, vivendo così in prima persona il concerto, vedendo tanti piccoli film ad occhi chiusi. Alternandosi tra violoncello e pianoforte, Salvatori intreccia un dialogo tra i due strumenti: il pianoforte, con il suo suono magico da colonna sonora, e il violoncello, forte, infuocato e a volte anche duro. Si prosegue il 28 gennaio con I Solisti di Pavia e un ricco e vario itinerario musicale attraverso la produzione per archi. Diversissime le tre pagine per violoncello solista: uno dei più ispirati Péchés de vieillesse rossiniani, il Grand Tango che Piazzolla compose nel 1982 per Rostropovic e Twin legends, brano commissionato dagli stessi esecutori a Roberto Molinelli nel 2004. Due importanti pagine novecentesche per orchestra d’archi concludono il programma: la Romanza op. 42 del finlandese Sibelius e il Divertimento di Bartók, ultimato poco prima dell’esilio del compositore negli Stati Uniti. Il 12 e il 13 febbraio Silvio Orlando sarà in scena con Lacci, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone, in cui l’attore penetrerà nelle crepe e nelle fragilità del mondo in cui viviamo: questa volta attraverso il sistema della famiglia. “Se tu te ne sei scordato, egregio signore, te lo ricordo io: sono tua moglie”. Si apre così la lettera che Vanda scrive al marito che se n’è andato di casa. Si sono sposati giovani all’inizio degli anni Sessanta, per desiderio di indipendenza, ma poi attorno a loro il mondo è cambiato e lui ora se ne sta a Roma, innamorato della grazia lieve di una sconosciuta con cui i giorni sono sempre gioiosi, e lei a Napoli con i figli, a misurare l’estensione del silenzio e il crescere dell’estraneità. Che cosa siamo disposti a sacrificare, pur di non sentirci in trappola? E che cosa perdiamo, quando scegliamo di tornare sui nostri passi? Perché niente è più radicale dell’abbandono, ma niente è più tenace di quei lacci invisibili che legano le persone le une alle altre. Dieci storie proprio così. Terzo atto sul palco il 19 marzo. La pièce racconta di vittime conosciute e sconosciute della criminalità organizzata, storie di impegno civile e riscatto sociale, responsabilità individuali e collettive, connivenze istituzionali e taciti consensi. Racconta il coraggio espresso da associazioni di ragazzi caparbi, la tenacia dei parenti delle vittime, l’impegno di tutti i cittadini che fanno della memoria un diritto inalienabile. Senza incorrere nell’enfasi celebrativa, le storie si intrecciano tra loro in un affresco corale, carico di energia vitale. Lo spettacolo inizia il suo percorso nella stagione 2011 al Teatro di San Carlo di Napoli, nel 2017 si arricchisce di nuove storie, con un ulteriore approfondimento su Mafia Capitale e sui legami tra ’Ndrangheta calabrese e Lombardia. Dieci storie che lo rendono parte integrante de “Il palcoscenico della legalità”, un progetto sperimentale di collaborazione tra teatri, istituti penitenziari, scuole e società civile. Il 25 febbraio sarà la volta di Trascrizioni Reinhard con Vovka Ashkenazy al pianoforte e Giulio Mercati all’harmonium. Ancora musica il 9 marzo con L’amo e la venero a cura del Quartetto di Venezia (Andrea Vio, Alberto Battiston al violino, Mario Paladin alla viola e Angelo Zanin al violoncello). Il fiorentino Luigi Cherubini fu tra i compositori più amati da Beethoven. Affermatosi come operista di fama europea e figura centrale dell’ambiente parigino, Cherubini dette il suo contributo anche al genere del quartetto, che, poggiando sulla grande tradizione dei tre viennesi, sperimenta in una versione più leggera, virtuosistica e salottiera, adottando il modello “concertante”. L’ultimo dei suoi Sei quartetti, composti tra il 1814 e il 1837, viene in questo programma associato al Quartetto op. 132 di Beethoven, una delle pagine fondamentali del suo visionario “terzo stile”. Spazio alla danza l’11 marzo con Rioult Dance New York, con un programma ideato in esclusiva per il Teatro Cucinelli, perfetta fusione tra fisicità americana e sensibilità europea. La versatilità e il virtuosismo dei danzatori della compagnia Rioult Dance Theatre di New York uniti alla loro potenza di espressione, offrono al pubblico un’intensa esperienza che parla ai corpi, al cuore e all’intelletto. Torna poi a Solomeo il 18 marzo la Compagnia TPO con Il giardino giapponese, spettacolo-racconto per immagini e danza dedicato alla bellezza del giardino giapponese. Shiro, un ragazzo coraggioso, è il primo a partire dal suo piccolo villaggio di montagna per arrivare fino al mare, l’oceano. Oltre non può andare. La storia, dopo un breve racconto, si trasforma in una danza, in un viaggio alla scoperta di un paesaggio che cambia al progredire del passo di un bambino. Al suo ritorno, il ragazzo non ha parole, racconta del suo viaggio meraviglioso creando un giardino. Nello spettacolo il giardino è ricostruito attraverso immagini proiettate a terra su di un grande tappeto da danza, un tappeto “magico”, sensibile al tatto. Grazie alla presenza di sensori a pressione nascosti, le immagini e i suoni si animano e i bambini sono invitati a entrare in scena ed esplorare i diversi ambienti naturali. I ragazzi giocano nel giardino e si immergono nelle sensazioni visive e sonore vissute da Shiro nel suo viaggio. Appuntamento d’eccezione il 28 marzo che con The Music Critic porta in scena uno degli attori più illustri e raffinati del panorama mondiale, John Malkovich in una performance unica, accompagnato da una schiera di musicisti. Concepito per il Julian Rachlin & Friends Festival, questo progetto, creato da Aleksey Igudesman, è un cocktail narrativo esilarante sulle peggiori critiche musicali degli ultimi secoli. Schumann pensa di essere un “compositore”, mentre Brahms è “un bastardo senza talento”. E Claude Debussy è “semplicemente brutto”. Accompagnato da un frivolo pot-pourri di insulti musicali, John Malkovich entra così nel ruolo del critico cattivo che crede che la musica di Beethoven, Chopin, Prokofiev e simili sia noiosa e triste. Aleksey Igudesman, Julian Rachlin, Hyung-ki Joo e altri grandi musicisti dissentono e contrattaccano. Il gran finale è “The Malkovich Torment”, una terrificante recensione su Malkovich stesso, che Igudesman ha messo in musica in modo ironico e divertente. Il 15 aprile c’è Sestetti di Bramhs a cura del Sestetto Stradivari dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia. La formazione del sestetto d’archi (due violini, due viole, due violoncelli, ovvero tre coppie di strumenti uguali, ma anche un doppio trio di strumenti diversi, fu nella tormentata carriera di Brahms un ottimo viatico nell’affrontare un catalogo cameristico (e sinfonico) su cui pesavano gli exempla dei grandi del passato, in primis del venerato Beethoven. Nei due Sestetti, composti tra il 1859 e il 1865, Brahms trova la sua prima, autonoma, occasione cameristica, inaugurando il suo percorso di rilettura della tradizione classica. A chiudere la stagione (data da definirsi) e celebrare il decimo anniversario del teatro Cucinelli uno straordinario protagonista della scena mondiale, Ralph Fiennes, presenterà, in esclusiva a Solomeo, un suo lavoro realizzato per l’occasione. Noto per essere uno degli attori più stimati e apprezzati dello schermo con ruoli indimenticabili in La lista di Schindler, Il paziente inglese, Quiz Show, Harry Potter, Skyfall, A bigger Splash, Ave, Cesare!, Grand Budapest Hotel, solo per citarne alcuni, Fiennes è uno splendido attore teatrale, ha iniziato la sua carriera come interprete shakespeariano presso l’England’s National Theater e la Royal Shakespeare Company e ancora oggi alterna gli impegni cinematografici al teatro. La sua memorabile produzione londinese Ivanov di Cechov ha ottenuto grandi consensi, ha ricevuto un Tony Award per il ruolo del principe Amleto a Broadway e più di recente ha recitato nel Riccardo III di Rupert Goold. Come regista ha diretto Coriolanus e The Invisible Woman. Attualmente Ralph Fiennes sta girando un film sulla vita del leggendario ballerino Rudolf Nureyev.

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