di La Penna
Intorno al signorile edificio principale c’è un parco secolare di circa sei ettari, ritenuto uno tra i più importanti esempi di cultura romantica, paesistica e botanica anglosassone nell’area mediterranea
Ogni viaggio ha in sè qualcosa di speciale, per il luogo visitato o il periodo dell’anno nel quale si svolge, per lo stato emotivo che il viaggiatore vive o ancor meglio per quello che si cerca nel viaggio stesso.
Che sia reale o virtuale, lungo o breve, è un percorso che compiamo dentro di noi mossi dalla voglia di cercare, di conoscere, di scoprire, è unico e per sempre rimarrà nei nostri ricordi.
E se il viaggio conduce ad uno storico edificio costruito su di un promontorio roccioso, Cimbronium, a picco sulla costiera amalfitana circondato da un parco ornato di statue ed antiche divinità, grotte e fontane ed un belvedere su scenari di incomparabile bellezza, ecco, siamo decisamente sulla Terrazza dell’Infinito.
Una passeggiata in un giorno di pioggia, un cammino tra i monti che s’affaccciano sulla maestosa profondità marina, un richiamo che resiste al malumore del cielo ed affronta un lungo cammino tra sentieri e caratteristici vicoletti fino a condurci al portone cinquecentesco del complesso di Villa Cimbrone.
Una villa signorile è l’edificio principale, tutt’attorno un parco secolare di circa sei ettari, ritenuto uno tra i più importanti esempi di cultura romantica, paesistica e botanica anglosassone nell’area mediterranea tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900. “Cimbronium” è appartenuta alla nobile famiglia degli Acconciajoco poi, successivamente ad altre influenti casate. Possedere questi fertili terreni, fu sempre molto ambito, sia per la sua posizione predominante e strategica che per le sue ampie spianate coltivabili, pressochè uniche, rispetto allo scosceso territorio ravellese.
Un penoso decadimento non la sottrasse all’attenzione di un illustre e colto viaggiatore inglese, Ernest William Beckett, che giunto a Ravello per guarire da una grave forma depressiva in cui era precipitato a seguito della perdita dell’amatissima e ancor giovane moglie, stimolato dall’intensa felicità che questo magico sito gli procurava, lo comprò nel 1904 con la determinazione di farlo rivivere e trasformarlo in uno stupendo gioiello, “il luogo più bello del mondo”.
Il sogno si realizzò con i lavori di recupero attuati da un eclettico ed inventivo personaggio locale, Nicola Mansi, sarto!
Ogni elemento del parco ha in sè l’annuncio di infinito, dalla scelta delle essenze al disegno delle aiuole, dal Chiostro in stile arabo-siculo-normanno alla Cripta in stile gotico, in un felice connubio di vegetazione esotica con quella autoctona.
La poesia del luogo è evocata sin dal Viale dell’Immenso, fitto pergolato di wisteria sinensis di insolita lunghezza che, in piena fioritura, raggiungono i 180 cm e continua con grosse ortensie multicolori, meravigliosi prunus, maestosi pini e platani uniti a varietà di fiori e piante esotiche.
Alla fine del Viale, il tempio di Cerere, dea delle Messi, apre il sipario ad una impareggiabile Terrazza dell’Infinito che affacciata sull’azzurro del mare fuso al cielo fino a perderne l’orizzonte, per la sua collocazione, si è guadagnata anche la denominazione di “Porta del Sole”.
Splendido ed impareggiabile balcone naturale, adorno di busti marmorei settecenteschi che agli occhi increduli del visitatore ha veramente qualcosa di infinito. Descrivere questo miracolo della natura risulta inefficace. Lo sguardo spazia ed abbraccia dai monti cilentani a punta Licosa, dal mare scintillante ad una variegata e multicolore Costa d’Amalfi, con i suoi limoneti, le sue casette abbarbicate e stordite dai profumi di frutta e ginestre. Su questa terrazza lo scorrere del tempo non ci appartiene e si rimane ammaliati da tanta beltà e generosità Divina.
È difficile proseguire il viaggio, perché un pezzetto di te lo lasci lì su quell’infinito dove il cuore si colma di gioia e lo spirito si ritempra. Mercurio, messaggero alato degli dei, invita a raggiungerlo e a sostare presso il suo tempio dove, all’ombra di una quercia, un’iscrizione di Catullo rimanda al viaggio: “Perduto al mondo nel quale agogno parte alcuna siedo solo e parlo col mio cuore, soddisfatto del mio piccolo angolo di terra, contento di non sentire tristezza per la dipartita”. Forte di quel monito, cercando di richiamare il cuore rimasto lì su quella terrazza a rimirare un infinito scrigno ove custodire i propri sogni, si procede nel viaggio.
Tra filari di cipressi e profumata lavanda si giunge al Tempietto di Bacco con l’invito a rallegrarsi perché, “terminati i lavori, con la mente libera da ogni preoccupazione …ritorniamo alle nostre case e ci adagiamo, per riposare, sul bramato letto”. Nel pieno della natura ombrosa, fra lecci, ontani, castagni e profumi di sottobosco, un breve sentiero in discesa conduce ad un antro naturale, la grotta di Eva, che, nella calda luce del tramonto, colpita dai caldi raggi pomeridiani del sole estivo, per qualche attimo, pare animarsi di nuova linfa mentre la fredda e candida pietra che la rappresenta riacquista quella rosea carnalità che forse le apparteneva.
Orchidee selvatiche, piante grasse ed esotiche fanno da cornice al bronzo del David, realizzato dallo scultore napoletano Gioacchino Varlese, su imitazione dell’omonimo conservato nel museo nazionale di Firenze.
Ed ancora pergolati di glicine azzurro, bellissime e profumate varietà di rose antiche inglesi e francesi, una meridiana in pietra chiara ed un altro invito alla sosta e alla meditazione.
Giardini all’italiana con ricche aiuole di rose antiche, fontane e raffigurazioni d’epoca romana ancora una volta convivono con motivi esoterici; una maestosa camelia, grosse siepi di boxus e viburnus, ci introducono al viale delle ortensie in compagnia di alberi di magnolia stellata, ginko biloba, spalliere di dalie giganti, spiree e aiuole di colorate peonie.
Il richiamo rinascimentale e l’ispirazione delle ville medicee mostra alla fine del viale un prezioso ed antico pozzetto in ferro battuto.
Un piccolo viaggio quello descritto, un semplice passaggio in un luogo capace di essere porta attraverso la quale si esce dalla realtà per penetrare un’altra realtà, tanto inesplorata che sembra Sogno. A ciascun viaggiatore, buon viaggio!