di Barbara Maccari

Istrionico, irriverente, vero animale da palcoscenico, Ascanio Celestini è attore, regista, scrittore, drammaturgo, persino cantante. Celebri i suoi monologhi tratti dal programma televisivo di Serena Dandini ‘Parla con me’, su Raitre , di cui è stato a lungo ospite fisso. Con i suoi scritti, con il suo modo di fare teatro e la sua grande capacità di trasmettere, Ascanio Celestini propone da anni spettacoli di facile accessibilità e di straordinaria profondità raccontando storie di lavoro, di guerra, emigrazione e follia. Con ‘Laika’, il suo ultimo lavoro, ha debuttato il 10 novembre 2015 al Romaeuropa Festival. Sabato 19 marzo era al teatro degli Illuminati di Città di Castello e sarà al teatro Don Bosco di Gualdo Tadino il 9 aprile. Uno spettacolo il cui protagonista è un improbabile Gesù tornato sulla terra che vive chiuso in una spoglia abitazione di qualche periferia confrontandosi con i propri dubbi e le proprie paure. Con il suo sguardo critico ad alta tensione, Celestini ci porta in un monolocale di periferia, con vista sul parcheggio di un supermercato: lì troviamo Gesù, mandato tra gli uomini non per salvarli, non per redimerli, ma solo per osservarli. Accompagnato dalla fisarmonica di Gianluca Casadei, capace di evocare atmosfere popolari e raffinate, con la sua carica di energia scenica, Celestini narra di come il crollo delle ideologie stia erodendo anche le religioni, osservandole attraverso gli occhi senza vista di un povero Cristo.

 Che cosa è il teatro per Ascanio Celestini?

Ero uno studente di antropologia all’università, facevo ricerca sul campo, interviste, scrivevo dei testi, quello che raccoglievo rimaneva però lì e diventava materiale morto. Un giorno un mio amico mi ha proposto di realizzare un laboratorio teatrale e l’idea mi è piaciuta molto, avevo la possibilità di trasformare questa oralità in un qualcosa di diverso, di vivo. Per me il teatro è questo: prendere delle cose dalla realtà e riportarle alla realtà trasformate. Il teatro per me rappresenta la trasformazione.

Come nasce l’idea di questo spettacolo? ‘Laika’ è in qualche modo collegato al film ‘Viva la sposa’?  

Laika è molto collegato al film. Quando penso ad uno spettacolo parto da un’idea che poi puntualmente viene stravolta, faccio un esempio: il tema originale di questo spettacolo doveva essere il bombardamento di Guernica del 1937, ovviamente non è rimasto niente, se non la K di Laika! Di solito metto insieme storie, interviste, persone e luoghi, poi improvviso, per me l’improvvisazione è tutto ed è semplice da comunicare, ovviamente nel mio racconto finiscono le cose che io penso.

‘Laika’ è uno sguardo sugli ultimi, gli emarginati, visti con un occhio ‘poco casuale’, quello di Gesù, perché questa scelta?

In realtà la figura di Gesù in senso stretto nello spettacolo non c’è, neanche Giuda come è stato scritto, se non lo sai non pensi alla religione. A me non interessa la Chiesa e la fede, interessano i fedeli, c’è una signora nello spettacolo che dice: “Io non prego perché non ho il tempo”. Io non sono credente e penso che non abbia molto senso perdere tempo con Dio, mi spiego meglio, a livello teologico, di letteratura è tutto fantastico, ma mettere a disposizione il nostro tempo per Dio no.

E’ dall’inizio di novembre del 2015 che lei è in tournèe con questo spettacolo, come sta andando? Come ha reagito il pubblico?

Laika sta andando molto bene, nessuno spettatore si è fatto alcun problema rispetto al tema della religione, anche perché non c’è una vera e propria critica alla religione o comunque è molto velata. Molte persone hanno trovato anche un’idea di compassione molto ‘laica’.

Cosa fotografa il teatro di narrazione italiano oggi?

Non credo che esista realmente un teatro di narrazione. Tra la fine degli anni ’80 ed inizio dei ’90 ci sono stati artisti che hanno cercato di riportare il teatro verso la scrittura dell’attore, quindi attori che vanno in scena e scrivono le loro cose, ma in realtà questo c’è sempre stato. Si è cercato di abbattere la barriera che c’è tra lo spettatore e il protagonista: scenografia ridotta al minimo e presenza sul palco. Non credo che questo sia però da considerare teatro di narrazione, questo teatro non è differente da quello di Shakespeare, la quasi totalità del teatro è narrazione.

In Italia si ha sempre un po’ paura della satira.

Per quello che so, all’estero la situazione è anche peggiore! In Francia ci sono attori che vanno in scena da soli e che hanno un rapporto diretto con lo spettatore, ma vengono considerati comici e basta, non attori di teatro, in Italia questa starna condizione per cui tu fai ridere, però sei anche serio, scrivi libri, film e lavori in televisione, tutto sommato viene accettata. Fuori dal nostro paese ci sono delle strutture più rigide.

I prossimi progetti di Ascanio Celestini?

Abbiamo altre repliche di Laika in Toscana ed Umbria prima e dopo Pasqua, poi saremo tre settimane a Roma e faremo una pausa. Nei prossimi mesi andrò in Belgio e Francia per la produzione francese, che sarà realizzata con l’attore che ha già interpretato ‘Discorsi alla nazione’ nel 2013. ‘Laika’ andrà in scena tra Parigi, Liegi e Bruxelles nel 2017.