di Floriana Lenti
Sara Jane Ceccarelli ritorna a Perugia, il 7 maggio alle 22 al Bad King, per presentare “Colors – Story of a girl who wanted to record an album”, che verrà pubblicato in autunno per iCompany. Già incontrata nella redazione di ViewPoint, l’artista italo-canadese ci aveva parlato dell’amore per la musica, dei trascorsi professionali, delle origini della sua arte. Ora ci presenta il nuovo album.
Dopo il grande successo dell’ultimo Primo Maggio di Roma che l’ha vista cantare con la Med Free Orkestra, la ritroviamo più grintosa che mai. Unici avvertimenti per gli spettatori nella serata del 7 maggio: aprire bene le orecchie, sgombrare la mente, farsi condurre in mondi sonori e visivi inaspettati; incantanti dai suoi occhi celesti, dalla pelle chiara, ma soprattutto dalla sua voce, Sara Jane Ceccarelli con “Colors” coinvolgerà tutti i sensi.
Cosa rappresenta per lei questo nuovo album?
Questo disco è una sorpresa prima di tutto per me stessa. Per molti anni ho portato avanti il mio duo acustico insieme a mio fratello Paolo, e non avrei mai pensato di poter scrivere brani miei, e soprattutto di uscire con un progetto che molti stanno definendo etno-pop elettronico. Ma questo nuovo mondo sembra appartenermi da sempre.
Chi ha collaborato con lei nella realizzazione?
ll disco è stato curato nei minimi dettagli, ed è stato un lavoro faticoso ma molto gratificante. Con Luigi Di Chiappari, mio braccio destro e mente creativa dell’intero lavoro, abbiamo cercato di lavorare secondo un principio all’apparenza semplice, ma non sempre facile da rispettare: il nostro gusto, ciò che per noi era “bello”. Abbiamo unito il mio mondo personale, più intimo e devoto al folk-pop nordamericano così come al jazz e al pop alla “Sting”, al mondo elettronico British grazie al prezioso apporto di Andrea Guastadisegni, che oltre ad aver registrato il disco è ormai parte integrante della band. Mio fratello Paolo, con chitarra elettrica e tres cubano, porta la parte “viva” della musica, quella non elettronica. E Giulia Pallotta, con i suoi visual costruiti su misura per ogni brano, crea un collante tra musica e pubblico incredibile.
Canta in diverse lingue, e in Colors?
Il disco è per lo più in inglese, perché è la lingua che ho imparato per prima grazie a mia madre, canadese. E’ una lingua particolarmente “musicale” ed è comunque stata una scelta istintiva. C’è anche un brano in spagnolo e uno in italiano, tributo ad uno dei miei maestri storici, Bruno De Franceschi, che tanto ha inciso sulla mia carriera. E poi due cover, una a Sting, mio idolo, e l’altro a Leonard Cohen, un tributo al mio Canada.
Primo tour da solista, seconda tappa di presentazione del disco nella sua Umbria, a Perugia.
Questo è il mio primo vero tour da solista, e sono molto emozionata. Il pubblico sta rispondendo benissimo, il primo singolo “Rescue yourself” uscito il 26 aprile è stato scaricato da moltissimi fan scalando subito le classifiche iTunes fino all’ottavo posto. Il disco “Colors – Story of a girl who wanted to record an album” uscirà con iCompany il 1 Ottobre 2016 e verrà presentato a Roma.
Non solo solista. Con chi collabora e quali sono i progetti che sta portando avanti?
La mia carriera è sempre stata e resta trasversale, per mia scelta. Al momento sono una delle front woman della Med Free Orkestra, con cui siamo appena scesi dal palco del Primo Maggio a Roma, e sono una delle voci dell’Orchestra Nazionale Jazz Giovani Talenti. De Gregori mi ha voluta nel suo ultimo disco tributo a Bob Dylan, la mia prima esperienza come corista. E’ sempre stato molto interessante per me cantare e cimentarmi in repertori profondamente diversi, credo mi permetta di acquisire profonda sicurezza. Spesso ho accettato anche lavori per cui non ero a mio avviso pronta, ma l’ho fatto per amore delle sfide.