Sulle note dei compositori classici e contemporanei italiani, UmbriaEnsemble porta la musica e la cultura umbra nel mondo. Nelle mani di questi maestri non solo alto il livello di professionalità ma anima e cuore di una regione che non poteva avere rappresentanti migliori

di Francesca Cecchini

Spagna, Cina e Canada tra le tournée di UmbriaEnsemble che nei prossimi mesi si esibirà in vari paesi del mondo con un repertorio sempre differente sotto il segno dei grandi compositori classici e contemporanei della musica italiana. A parlarci di questo fiore all’occhiello dell’Umbria, formatosi sei anni fa e variabile in scena a seconda delle esibizioni, dal trio all’ottetto, è la Maestra Maria Cecilia Berioli che, tra un concerto in Portogallo e un’esibizione a Biella, accetta di incontrarci spiegandoci come la diffusione della musica possa essere anche veicolo per promuovere il territorio locale e la sua arte. A Lisbona, in occasione della settimana mondiale dell’armonia, UmbriaEnsemble ha presentato un progetto su San Francesco che, rompendo gli schemi classici, ha rimandato al pubblico un’immagine del poverello di Assisi nuova ed originale.

“Abbiamo avuto il coraggio di rompere un po’ gli schemi – ci spiega la violoncellista – presentando un progetto di musica contemporanea su San Francesco, presentandolo non solo sotto l’aspetto agiografico e religioso, ma secondo la luce con la quale noi lo leggiamo. Fermo restando l’importanza della sua identità confessionale, San Francesco è andato contro corrente, è stato un grande innovatore ed è riuscito ad intuire il valore radicale della sua religione leggendola attraverso la natura che è quel denominatore comune che unisce tutte le religioni. Attraverso le scelte di Francesco e la sua storia abbiamo voluto far cantare la natura ovvero elevare una preghiera a quel Dio che è Dio di tutti. Il progetto si chiama “Francesco e il Cantico della Natura” non a caso. Chiamarlo il Cantico delle Creature sarebbe stata un’operazione pedissequa.

Musiche inedite?

Sì, abbiamo chiesto a Marcello Panni, punto di riferimento della musica contemporanea in Italia, Fabrizio De Rossi Re, al nostro umbro Carlo Pedini e ad un compositore spagnolo, di scrivere musiche per questo progetto. Ognuno di loro l’ha fatto leggendo un aspetto diverso dagli altri: chi ha scritto una preghiera a San Francesco, chi un canto tra cielo e terra (questi due mondi che si combinano nell’esperienza quotidiana di Francesco), Pedini ha composto una revisione del Cantico delle Creature e il compositore spagnolo ha scritto un brano molto naturalistico. Abbiamo, quindi, privilegiato questa vena dell’interpretazione, che è anche molto attuale, di vivere nel rispetto della natura, dell’ambiente per ritrovare la sacralità che è la natura stessa e che noi, purtroppo, in questo mondo abbiamo perso. È un discorso organico a tanti temi dei nostri giorni e per questo abbiamo scelto la musica contemporanea.

Come è stato accolto il progetto?

Il progetto è piaciuto moltissimo ed abbiamo voluto fare anche di più, Francesco e il Cantico della Natura è accompagnato da una proiezione video che si muove in sincrono con le musiche. Un video composto da duecento immagini dell’Umbria. Facciamo anche un grande lavoro di promozione della nostra regione e, dove non è conosciuta, abbiamo occasione di “raccontarla”.

Cosa rappresentano le immagini?

Sono sia immagini dei paesaggi del territorio che immagini dell’arte, dei principali monumenti legati a San Francesco come, ad esempio, il ciclo di affreschi ad Assisi. A Lisbona la platea era composta da un pubblico sceltissimo, tra cui il nunzio apostolico che ci ha fatto tanti complimenti per il video che gli ha toccato il cuore. Detto da una persona abituata ad avere un elevato grado di cultura, ci ha fatto particolarmente piacere.

Durante le prossime tournée porterete Francesco e il Cantico della Natura?

Non solo. Abbiamo anche altri progetti legati alla musica italiana e ci tengo a precisare che un nostro punto d’orgoglio è proprio quello di portare i compositori italiani classici e contemporanei nel mondo. In Spagna, ad esempio, porteremo un programma con chitarra di musiche di Paganini e, si sa, la Spagna è la patria della chitarra.

Paganini e la chitarra?

Non tutti sanno che Paganini suonava la chitarra. C’è stato un periodo della sua vita durante cui ha anche smesso di suonare il violino per la chitarra ed era un grande virtuoso.

È lo stesso progetto, se non sbaglio, che avete portato recentemente nelle zone terremotate…

Sì. L’abbiamo portato a San Pellegrino di Norcia e, ammetto, ci siamo andati con un po’ di timore. La vita di queste persone era stata stravolta e non sapevamo se avrebbero gradito la nostra “incursione”. Alla fine del concerto – ci racconta emozionata – non riuscivamo a ripartire per l’affetto e il calore che gli abitanti riversavano su di noi. Ci hanno salutati dicendo: “Grazie per averci dato una giornata di normalità e di bellezza”. Questo è un programma bellissimo che continuerà ad aprile a Cascia e a Preci.

Il vostro stato d’animo a San Pellegrino?

Un’emozione impagabile che abbiamo vissuto con un senso di responsabilità enorme. Nel tendone sentivamo la responsabilità, oltre di dover suonare bene, di portare qualcosa di vitale.

Parliamo di produzione.

Uno degli aspetti importanti di UmbriaEnsemble, che abbiamo sempre cercato di portare avanti in questi sei anni di vita, è lavorare in modo comparato fra crescita di repertorio e produzione musicale. Abbiamo all’attivo quattro cd: uno su Schubert e Brahms, uno su Paganini, Heaven, il più venduto, di musica di confine, rock progressive (anello di congiunzione tra rock e musica sinfonica), nato in sinergia con Sergio Piazzoli, e uno di musica contemporanea. A marzo finiremo di registrare il quarto di un cofanetto per la Brilliant Classics, opera omnia per quartetto di Battista Viotti.

Perché la musica classica?

La mia personale ambizione è di portare la musica classica ovunque, anche negli aspetti della vita sociale dove non viene condivisa. Sono profondamente convita che là dove c’è maggiore presenza di musica classica e, quindi, di articolazione, sublimità nei modelli, perfezione di armonia, c’è un riscontro anche nella vita quotidiana.