La Basilica di San Pietro fu smembrata di molti dei suoi capolavori dalle truppe napoleoniche e all’inizio dello Stato unitario, ma conserva ancora oggi una lunga lista di capolavori: da Raffaello a Caravaggio, dal Perugino al Vasari, da Guido Reni al Parmigianino, fino ad alcuni splendidi dipinti di scuola giottesca

di Marco Morello 

Gioacchino Pepoli fu politico e sentore italiano. Figlio di una nipote di Napoleone Bonaparte e attivo sostenitore dell’unità d’Italia, dal 1860 fu Commissario Generale dell’Umbria e con un decreto sancì la soppressione della maggior parte delle corporazioni religiose umbre, seguendo l’ondata di espropriazioni che si stava verificando contemporaneamente nel resto del nascituro Regno d’Italia. Tra gli ordini religiosi insediati in Umbria da secoli, quello dei Benedettini amministrava fin dal 966 il vasto complesso della Basilica e del Monastero di San Pietro. Un territorio che si estendeva per oltre 15 chilometri con possedimenti che arrivavano fino alle località di Spina (dove sorge la Rocca di San’Apollinare) e Deruta (dove si trova la Rocca di Casalina). La comunità religiosa benedettina era integrata nella realtà perugina da quasi un millennio. Aveva partecipato attivamente alla vita religiosa, culturale ed economica cittadina e aveva anche sostenuto i perugini nei moti di rivolta del 1859, ospitando i feriti e nascondendo i capi rivoluzionari che sfuggirono alla devastante furia dei mercenari svizzeri mandati dal papato a riconquistare la città. Grazie a questo atteggiamento protettivo nei confronti dei perugini (e quindi distante dalla cruda violenza delle truppe papali), quando fu il momento di prendere decisioni sul vasto complesso di San Pietro e dei terreni e delle rocche annesse, l’insediamento benedettino venne lasciato al suo posto e l’amministrazione del vasto patrimonio artistico, fondiario e immobiliare fu trasferita sotto il controllo della Fondazione per l’Istruzione Agraria che da allora ha gestito e preservato una ricchezza che oggi è ancora tutta da scoprire.

La sola Basilica di San Pietro, infatti, costituisce il secondo “contenitore museale” umbro, preceduta soltanto dalla Galleria Nazionale dell’Umbria. Capolavori di Perugino, Vasari e Sassoferrato fanno della Basilica di San Pietro uno scrigno di capolavori unico al mondo. La parete d’ingresso è inoltre completamente impegnata da quello che viene ritenuto il quadro più grande d’Europa, realizzato alla fine del ‘500 da Antonio Vassilacchi, colossale tela celebrativa dell’ordine dei Benedettini che nasconde un inquietante mistero: guardata dall’altare, l’immensa tela svela una feroce immagine demoniaca. Il complesso ecclesiastico, con la Basilica fondata 1050 fa, il Monastero, i suoi tre chiostri, il campanile, l’archivio, la biblioteca, l’ex-refettorio, l’orto medievale, fa parte di un più ampio patrimonio gestito dalla Fondazione per l’Istruzione Agraria che comprende le rocche di Casalina e di Sant’Apollinare, i terreni circostanti da sempre utilizzati per la produzione agroalimentare, l’istituto universitario della Facoltà di Agraria dell’Università di Perugia e diverse realtà museali ospitate negli edifici del complesso. Si tratta di un patrimonio per secoli aperto solo a esperti e conoscitori. Una ricchezza che oggi, grazie alla nuova dirigenza della Fondazione, sta iniziando per la prima volta ad essere accessibile al pubblico.

Informazioni: www.sanpietroperugia.it