di Annamaria La Penna

Una mattina dal cielo plumbeo attraverso ampie campagne, una curva e uno squarcio nel cielo. Un fascio di sole cade lì, proprio in quel posto del quale tanto si parla ma conosciuto a pochi, pochissimi. Questo il primo impatto con il Real Sito di Carditello, uno dei 22 siti campani voluti dalla dinastia borbonica, dall’architettura neoclassica, sobria ed elegante in un’area prevalentemente dedita alla pastorizia e all’agricoltura, pensato dal sovrano Carlo di Borbone come riserva di caccia e di svago, per l’allevamento di pregiate razze di cavalli e successivamente trasformato da Ferdinando IV e Maria Carolina in un centro agricolo innovativo per la coltivazione di cereali, foraggi, legumi, canape e lino oltre che per l’allevamento di bovini.

Ieri: un luogo da favola e di sperimentazione imprenditoriale

La vasta area, un po’ acquitrinosa, era di proprietà del duca d’Acerra Alfonso V de Cardenas sin dal 1628 ma, individuata come particolarmente adatta per il perfezionamento delle razze dei cavalli, è presa in affitto da Re Carlo di Borbone nel 1744 per la modica cifra di ducati 2800 annui. Nel frattempo la vicina Reggia di Caserta si abbellisce per il restauro della Castelluccia e della Peschiera grande, affidata a Francesco Collecini, primo aiutante del Vanvitelli, cui viene commissionata, qualche anno più tardi, la costruzione del Casino Reale, decorata da un noto pittore tedesco, Jacob Philipp Hackert, giunto a Napoli per volere di Ferdinando IV e Maria Carolina con lo scopo di aggiornare la cultura figurativa nel regno partenopeo. Terminati i lavori, con grandi feste s’inaugurano prima la Cappella Palatina e poi l’intero complesso di Carditello, nel 1793.

Era una fattoria modello, agro e zootecnica, eletta nel Regno delle Due Sicilie come luogo sperimentale per la produzione di mozzarella come la conosciamo oggi. Qui i Borboni hanno insegnato a tutto il Regno come fare il famoso latticino campano e, dopo aver comprato delle mucche nel lodigiano e con l’aiuto di alcune maestranze, hanno imparato anche a fare il parmigiano (tradizione, questa, un po’ persa lungo i tempi); Carditello era luogo di caccia e di divertimento per tutta la corte con una permanenza talmente gradevole per gli ospiti reali da fregiarsi del titolo di “Delizia Reale”; immersa in una vasta tenuta di boschi, pascoli e terreni seminativi, era animata da un gran numero di persone dedite alla conduzione dell’azienda mettendo in evidenza la prevalenza agricola del territorio in un’ottica innovativa e sperimentale.

Con la decadenza della dinastia borbonica, Napoleone concede al fratello Giuseppe Bonaparte il Realsito che l’affranca per la somma di 73.577 ducati ma, snaturata nella sua essenza, la priva pian piano della passione che l’aveva animata sino ad allora.

Carditello passa nelle mani di Francesco II e, dopo la sua sconfitta da parte dei garibaldini, nel 1860 passa alla Casa Sabaudia; nel 1919, con regio decreto n° 2578 la Tenuta è donata dal Re d’Italia all’Opera Nazionale Combattenti ed adibita a deposito munizioni, il più grande d’Italia; nel 1930, più di 2000 ettari della tenuta sono frazionati in circa mille quote di due ettari ciascuna ed assegnate ad ex combattenti per volere della Cooperativa fascista piccoli coltivatori diretti; nel 1931, circa 15 ettari sono concessi in fitto all’Ente fascista per i miglioramenti agrari; nel 1934, passa al Consorzio di Bonifica di “Calvi e Carditello e zone aggregate”. Durante la Seconda Guerra Mondiale è oggetto di occupazione militare da parte delle truppe di liberazione e, nel 1952, il fabbricato ed i 15 ettari circostanti, entrano nel patrimonio del Consorzio Generale di Bonifica Inferiore del Volturno.

Oggi: abbandono e degrado ma pur sempre delizia reale e privilegiato centro di dibattito e partecipazione

Da molti anni in stato di abbandono e degrado, con saccheggi e vandalismi  più o meno indisturbati, oggetto di razzìa di decori, di sculture ed arredi architettonici, Carditello è spesso relegata ad una posizione inferiore rispetto alle altre località e siti artistici; tuttavia, da quanto rimane, è ancora intuibile la ricchezza e la bellezza artistica ed architettonica che le ha reso di diritto, nei bei tempi d’oro, l’appellativo di Delizia reale. Ed è  proprio questa bellezza che sprona ed anima con l’impegno di centinaia di persone raccolte in un coordinamento di cittadini, enti ed associazioni sotto l’egida di Agenda 21 per il Real  sito di Carditello ed i Regi Lagni. Questa, come racconta il presidente Raffaele Zito, raccoglie tutti i portatori di interesse, pubblici e privati, profit e no profit che, a diverso titolo, ispirandosi alla Convenzione di Faro, hanno a cuore un patrimonio o un’eredità culturale, s’incontrano e confrontano per far nascere idee, creano quei contenitori che permettono di fare formazione, di conoscere il territorio e prevedere gli scenari futuri  attraverso cui muoversi. Portatore d’interesse è, in altre parole, chiunque vuole, sa, deve e può occuparsi di un bene proprio perché il volere, il sapere, il dovere ed il potere rendono all’uomo il diritto di chiamarsi “portatori d’interesse”.

Questa è la mission al quale sono chiamati tutti coloro che amano la propria terra e le proprie e origini, che vivono e lavorano con passione e sanno trasmetterlo al mondo con lo stesso veemente ardore d’un innamorato che parla della sua sposa e la difende.

È quanto hanno fatto in tanti, più o meno concretamente; è quanto ha mosso diversi volontari; è stato l’impegno di uno tra i più fervidi e presenti sostenitori della rinascita di Carditello, Tommaso Cestrone, che col suo quotidiano impegno volontario di pulizia del giardino e dello spazio attiguo al sito reale, di manutenzione ordinaria del verde nonché di scoraggiamento di ulteriori atti vandalici, custode ausiliario nominato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, si è meritato l’appellativo di Angelo di Carditello. Questo, la scorsa notte di Natale, a soli 48 anni, ci ha lasciati, forse convinto che da lassù poteva svolgere ancor meglio il suo ruolo e chiede a chi rimane di continuare a vivere e far rivivere Carditello nella sua originaria bellezza e dignità magari confidando nell’impegno dell’attuale Ministro peri beni culturali, Massimo Bray, di recupero del Sito per un ritorno alla sua straordinaria bellezza. Il 9 Gennaio 2014, alla sua dodicesima asta, Carditello, da luogo chiuso e fisicamente sottratto ai cittadini, è finalmente bene comune.

Dopo soli due giorni, di nuovo il sole a scaldare la giornata di festa per Carditello e la seconda visita del Ministro che, alle numerose domande, continua a ripetere che “non è lo Stato ad aver vinto ma i cittadini; io ho solo contribuito a far trionfare tutti gli italiani ed in particolar modo i Campani e le persone che hanno sostenuto Carditello e che chiedevano di far rivivere la loro storia, curando con passione il proprio patrimonio. Non credo d’aver fatto altro che essere anello di congiunzione tra i cittadini che vogliono tanto bene a Carditello e coloro che devono prendersi delle responsabilità”.

Domani: Carditello e Regi Lagni verso l’innovazione zootecnica e sperimentale nel cuore del Giardino d’Europa

Prima proposta di Agenda 21 è la fruibilità immediata e gratuita tutti giorni almeno per i giardini della Reggia con possibilità di visita della parte agibile della struttura mentre si lavora per il ripristino delle altre zone consentendone l’uso per allestimenti di mostre, gruppi di lavoro e  condivisione con cittadini che diano una mano, in tutti i modi possibili. Naturalmente mentre il Ministero provvede al suo compito di restauro e ristrutturazione dell’edificio nelle modalità di emergenza e priorità, senza sprechi, senza sperperi, sotto l’occhio vigile degli amanti di Carditello.

Altra proposta del Ministro è legata ad una Fondazione che coinvolga diversi Ministeri (Ambiente, Miur, Beni Culturali) che insieme agli Enti locali possa creare un dialogo  che tracci le linee guida per la rinaturalizzazione, la bonifica sostenibile dei Regi Lagni, la decementificazione, la navigabilità, l’area umida di Carditello con interventi bio e sostenibili. Insomma si vuole lavorare per riportare il Casino reale a stazione agraria e zootecnica innovativa e sperimentale, attraverso progetti già strutturati per la creazione di un Orto della biodiversità mediterranea, la promozione dell’agricoltura di qualità ed un sistema di qualità delle produzioni alimentari;  il recupero di tutto il complesso architettonico quale luogo privilegiato per la promozione istituzionale dei prodotti della filiera bufalina.

Carditello dovrà essere un luogo multifunzionale e multidisciplinare, ove si possa continuare in quelle attività realizzate un tempo ma in un’ottica di ricerca, sviluppo e lavoro; dovrà rappresentare sempre più luogo della rinascita e della cittadinanza attiva che coinvolga i cittadini ed il Terzo settore in discussioni e confronto capaci di aiutare le Istituzioni, in tutte le sue articolazioni, in una logica trasparente e condivisa.

Carditello è il cuore ma l’intero territorio circostante e gli stessi Regi Lagni, nati per raccogliere le acque piovane e sorgive evitando le continue inondazioni del fiume Clanio (da cui deriva Lagno), sono i polmoni di questo progetto. Canalizzazione e bonifica cominciata nel 1610 per risolvere un grande problema della Campania Felix e che percorre ben 56 chilometri toccando migliaia di ettari di campi agricoli e non solo. Anche qui il degrado! Prossimo passo, dunque, è attivare anche qui  progetti di risanamento, riqualificazione e valorizzazione del paesaggio e del sistema agricolo, la creazione di un corridoio ecologico capace di promuovere uno sviluppo integrato tra ambiente, agricoltura e turismo fino a qualificare l’intero tessuto agricolo come un vero e proprio “Giardino d’Europa” ispirato ad analoga sperimentazione tedesca nella regione industriale della Ruhr.

Lo stesso don Maurizio Patricello per la sua battaglia nella Terra dei fuochi ha deciso di adottare Carditello come simbolo di rinascita e di riscatto, convinto che “se salviamo Carditello salviamo i Regi Lagni, recuperiamo i veleni, i fuochi e tuteliamo la nostra terra”. Il Parroco racconta che “non disponendo di una bacchetta magica occorre lottare e tenere presente che la storia si cambia in due modi: con la rivoluzione o con una grande pazienza e col dialogo. Quest’ultimo è il caso di Carditello, sito di una bellezza incredibile e simbolo della nostra storia!”

Grandi passi sono stati fatti, molti altri sono ancora da fare; la strada ormai tracciata va seguita e percorsa fino in fondo. È un progetto in essere ma anche in divenire, grazie ai contributi di coloro che vorranno concorrere alla realizzazione del progetto. Il FAI, che ha inserito la Reggia di Carditello tra i luoghi del cuore, ha donato 50.000 Euro per concorrere al restauro del sito.

A noi cittadini, l’impegno piccolo ma costante di lavorare in micro o macro progettualità (ciascuno per quanto può, vuole, deve e sa fare!) per lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore a partire dalla tradizione e dalla cultura delle proprie origini. Non abbiamo più attenuanti se non continuare l’opera così com’è cominciata! Uniti si vince e la gestione di Carditello è una nuova sfida per tutti noi!

APPROFONDIMENTI

Passione per il miglioramento delle razze dei cavalli

In un Trattato delle razze dei cavalli  si legge quanto interesse avesse la dinastia borbonica per il gran pregio dei cavalli napoletani, conosciuti e stimati in tutto il reame. Si legge infatti che “…i napoletani portano in generale tra tutti il vanto tanto quei da carrozza che da sella. Sono di alta taglia, fermi di testa, piacevoli di bocca, destri, coraggiosi e forti. Buona parte hanno la testa molto grossa e quadrata; il collo carico di molta carne, e il guidalesco molto alto. Alla loro robustezza e forza deve attribuirsi l’indocilità, vizio di cui vengono comunemente accusati. Quasi tutte le province del Reame producono cavalli d’ogni specie da carrozza, per la guerra, per la cavallerizza e per le pompe. La Terra di Lavoro, la Calabria, la Puglia, il Principato, le Terre d’Otranto e di Bari, tutte ne abbondano, né v’ha quasi alcun signore che non mantenga una razza propria”.

Convenzione di Faro

La Convenzione, che prende il nome dalla località portoghese, Faro, dove il 27 ottobre 2005 si è tenuto l’incontro di apertura alla firma degli Stati membri del Consiglio d’Europa e all’adesione dell’Unione europea e degli Stati non membri, è entrata in vigore il 1° Giugno 2011.
La firma italiana, avvenuta il 27 febbraio 2013, a Strasburgo ha portato a 21 il numero di Stati Parti fra i 47 membri del Consiglio d’Europa. Ultima nata fra le Convenzioni culturali internazionali, muove dal concetto che la conoscenza e l’uso dell’eredità culturale rientrano fra i diritti dell’individuo a prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità e a godere delle arti sancito nella Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (Parigi 1948) e garantito dal Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Parigi 1966).

La Convenzione non si sovrappone agli strumenti internazionali esistenti ma li integra, chiamando le popolazioni a svolgere un ruolo attivo nel riconoscimento dei valori dell’eredità culturale, e invitando gli Stati a promuovere un processo di valorizzazione partecipativo, fondato sulla sinergia fra pubbliche istituzioni, cittadini privati, associazioni, soggetti che la Convenzione all’art. 2 definisce “comunità di eredità”, costituite da “insiemi di persone che attribuiscono valore a degli aspetti specifici dell’eredità culturale, che desiderano, nell’ambito di un’azione pubblica, sostenere e trasmettere alle generazioni future”.

La Convenzione accorda le politiche di valorizzazione europee su uno spartito che tiene conto dei processi in atto di democratizzazione della cultura e di open government, poiché vede nella partecipazione dei cittadini e delle comunità la chiave per accrescere in Europa la consapevolezza del valore del patrimonio culturale e il suo contributo al benessere e alla qualità della vita.

Agenda 21

Il Forum di Agenda 21 per il Real Sito di Carditello e per i Regi Lagni rappresenta il coordinamento di cittadini, enti, associazioni e diversi portatori d’interesse, nato in relazione al processo di realizzazione del grande progetto di risanamento ambientale del corridoio ecologico dei Regi Lagni, un’opera storica di canalizzazione e bonifica delle acque costruita per porre fine al problema delle inondazioni che da secoli hanno invaso quell’area della pianura campana (dal nolano al litorale domizio) posta a cavallo delle province di Napoli e Caserta.

Negli ultimi anni, il Real Sito di Carditello è stato luogo privilegiato di partecipazione e al centro del dibattito che ha animato il percorso di realizzazione del Grande Progetto “Regi Lagni”, promosso dall’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania con lo scopo di contrastare il cronico inquinamento del sistema dei canali e del litorale domizio, riqualificando e bonificando il territorio di riferimento e valorizzando l’area vasta dei Regi Lagni sia dal punto di vista socio-culturale che economico. Con il Grande Progetto “Regi Lagni”, inoltre, si intendeva anche scongiurare la possibile vendita all’asta del Real Sito di Carditello e avviare un rilancio della tenuta borbonica, individuata nel progetto quale polo di sviluppo e attrazione del corridoio ecologico. Fatto!