Ci troviamo nel basso Lazio, nell’estremità meridionale della Riviera d’Ulisse. Ai piedi del Monte Orlando si estende un ampio Golfo, un territorio le cui origini si snodano tra storia, natura e leggenda

di Daniele Pandolfi

Secondo la tradizione cristiana, il giorno della morte di Cristo, in seguito ad un violento terremoto, si sarebbe creata una profonda fenditura che divise il monte a metà. Da qui la Montagna Spaccata.
Sulla cima del promontorio svetta il Santuario della SS.ma Trinità, luogo di culto frequentato da noti eremiti e santi, tra cui San Filippo Neri. La leggenda vuole che quest’ultimo avesse vissuto all’interno della Montagna Spaccata ricavando il suo letto da un anfratto della roccia. Ancora oggi, esiste infatti un giaciglio in pietra noto come “Il letto di San Filippo Neri”.

Dal santuario partono poi i trecento gradini che conducono alla base della montagna. Qui ci si addentra nella suggestiva grotta del Turco. Il nome deriva dai pirati saraceni che, all’incirca nel IX secolo, durante le scorribande contro il Ducato di Gaeta, trovavano rifugio nelle spaccature del promontorio. Per motivi di sicurezza la scalinata è percorribile solo in parte ma, avvicinarsi alla pancia della grotta e scorgere i colori intensi dell’acqua limpida, lascia ai visitatori una sensazione di stupore e di connessione con il luogo.

Tra le curiose leggende che animano la Montagna Spaccata, degna di nota è quella della “Mano del Turco”. Lungo la scalinata che porta nelle viscere del monte, sul lato destro della spaccatura, un’iscrizione in latino si erge sopra l’inquietante impronta di una mano sulla roccia. Si dice che fosse appartenuta ad un marinaio turco che non credeva all’origine sacra della fenditura. Ma non appena il miscredente si appoggiò sulla roccia, questa si squagliò all’istante lasciando così impresse le cinque dita.

Dalla terrazza del santuario si può godere di una splendida vista del golfo di Gaeta, ancora più bella con le luci del tramonto. Continuano poi le suggestioni se si arriva ad ammirare le polveriere posizionate tra la vegetazione. Le strutture militari edificate durante la dominazione borbonica si alternano ad altri resti antichi e gallerie scavate nel monte ad uso militare.

Chi ama il mare e i suoi segreti più intimi non può non rimanere a bocca aperta davanti a un luogo che trasuda di misticismo misto a un bel po’ di sana avventura. Insomma, sentirsi un vecchio e sudicio pirata in un paradiso creato dalla furia di Dio.