Era il 1991. Il colosso Disney proponeva il suo trentesimo film d’animazione: “La Bella e la Bestia”. Forse l’unico cartone ispirato a soggetti realmente vissuti in un vicino passato e poi immersi in un regno di fantasia. È proprio il contesto, mai menzionato nel lungometraggio, ad essere molto vicino a noi: ci riferiamo al Lago di Bolsena, sponda Capodimonte

di Daniele Pandolfi

Abbandoniamo gli anni Novanta e torniamo indietro nel tempo, durante il matrimonio del re di Francia Enrico II di Valois e Caterina de Medici. Come regalo per la coppia arriva da Tenerife, all’interno di una gabbia, Pedro Gonzales, un essere completamente ricoperto di peli. Nel ‘500 era usuale tra le corti vantarsi di bestie e animali che si possedevano così che il re, magicamente attratto dal semi-uomo decise di educarlo al rango di cortigiano. Gli fu permesso di studiare e in poco tempo lasciò l’intera corte stupita dal suo rapido apprendimento. Divenne un uomo colto e persino rispettato. Per questo motivo Caterina trovò alla Bestia una donna bella e robusta, con lo scopo di generare una dinastia di mostri. Dal loro legame nacquero quattro figli, due dei quali identici a Pedro. Dopo la caduta dei Valois, Pedro e famiglia furono venduti ai Farnese di Parma. Ranuccio Farnese riconobbe a Pedro il rango di gentiluomo e a lui e alla sua dinastia fu donato il castello di Capodimonte sul Lago di Bolsena. Esistono diversi quadri che raffigurano la famiglia al completo. Il particolare che giunge agli occhi è che in nessuno prendono parte i figli “normali” della coppia. O meglio non in quelli più noti. Con un salto temporale di circa tre secoli arriviamo alla risposta a quella domanda che mai nessuno si era posto. La peluria che ricopriva il corpo di Pedro e figli a cosa era dovuta? Un disturbo conosciuto oggi col nome di ipertricosi le cui cause sono innumerevoli: da semplici squilibri ormonali a patologie molto più serie.

Fare una gita sul lago di Bolsena significa addentrarsi in luoghi carichi di storia e mistero. Ancor più se lo si visita in una giornata di nuvole nere, vento, pioggia e cavalloni che si levano dal lago descrivendo uno scenario apocalittico. Non ci risulta strano il fatto che anche Jeanne Marie Leprince de Beaumont, autrice della fiaba “La Bella e La Bestia” dal quale fu tratto il capolavoro Disney, in un ipotetico viaggio a Capodimonte, lasciò viaggiare la sua immaginazione.