Intorno a noi tutto cambia, di continuo. Ma su tutto qualcosa rimane indelebile nello spirito: il balzo che fa la nostra anima quando ci troviamo circondati dall’antichità. Come scuote le nostre membra e come ci fa desiderare di vederci alle prese con qualcosa che non ci appartiene fisicamente. Vestire i panni di un monaco-guerriero, ad esempio. Un cavaliere templare del Duecento e, perché no, nel borgo di Fossanova

di Daniele Pandolfi

Un luogo imperturbabile dominato dalla quiete. I respiri dei passanti echeggiano nell’aria e, se dotati di un fantasioso udito, si può sentire il fragore delle spade che ancora animano i vicoli del borgo pontino. Qui gli occhi si inebriano d’onnipotenza e maestosità davanti alla solenne Abbazia. Situata nel comune di Priverno, esempio di architettura gotico-cistercense, fu codificata dall’ingegno di San Bernardo di Chiaravalle, fondatore dell’Ordine Cistercense e di quello Templare. Ecco un primo perché del forte legame tra le forme architettoniche consacrate ed elevate all’armonia tra spazio e luce e i simboli masso-esoterici marchiati come tatuaggi sulla pelle da parte dei cavalieri del tempio di Gerusalemme. Dalla Triplice Cinta al più arcuato Nodo di Salomone. È proprio questo luogo a celarne il significato a lungo attribuito a questi lasciti delle tribù nordiche, celtiche perlopiù, di passaggio nella nostra penisola. Qui si manifesta il più grande mistero dell’umanità: la conoscenza dell’aldilà. Cosa ci aspetta una volta trapassati? Sia la Triplice Cinta che il Nodo di Salomone, a qualsiasi civiltà essi appartengano, rivelano che non esiste né un inizio né una fine che facciano parte di un solo tassello. Siamo tutti parte di un disegno, di un equilibrio tra cielo e terra, figli dello stesso cielo e della stessa terra disposti su una scacchiera. Intrappolati su un terreno da gioco e orientati sulla sponda opposta a quella ultraterrena, alla quale tendiamo ma dalla quale ci allontaniamo ogni volta che abbiamo bisogno di trovare uno scopo in questa vita: il cerchio che unisce presente passato e futuro. Forse prima o poi raggiungeremo il Centro del Labirinto, insieme per affermarci sopra le credenze che ci hanno costretto a marciare dritto, a bocca chiusa e occhi bendati, sul vuoto che la paura ha generato. Questo è il grande tesoro dei templari, uomini che dispensavano salvezza.