Tra gli angoli più romantici della città delle dune, quello che dà sul Lago di Paola è decisamente il mio preferito. Qui si adagia, sulle dolci sponde, il Santuario della Sorresca, luogo tanto amato dagli abitanti della zona quanto dai turisti che si lasciano avvolgere dalla magica aura che sprigiona
di Elisabetta De Falco
La struttura sorge sui resti di una villa romana del I secolo d.C. e fu edificato dai monaci Benedettini nel VI secolo. A quel tempo il campanile fungeva da torre di difesa e avvistamento, mentre la “casa” costituiva il vero e proprio monastero rimasto attivo fino alla soppressione avvenuta nel periodo napoleonico.
All’interno della chiesa trova spazio una statua lignea di una Madonna con Bambino risalente al XIII secolo. La storia di questa statua è legata ad una leggenda che porta sempre con sé il suo fascino. Pensate quale fu la sorpresa di alcuni pescatori di San Felice Circeo che un giorno, tirando le reti gettate nel lago, si accorsero di aver recuperato una statua di legno raffigurante la Madonna con il Bambin Gesù sulle ginocchia. Dalla chiesa di S. Paolo, dove la portarono immediatamente, scomparve il giorno stesso e la ritrovarono, come risorta, sulle sponde dove era stata trovata. Pensarono dunque che rimanere in quel preciso punto fosse proprio la Sua volontà, e così decisero di costruire un santuario dove la Madre della Resurrezione, la Sorresca, avrebbe riposato in eterno. Lo stesso lago, prima Circeo, assunse il nome di Lago di Santa Maria della Sorresca, in memoria dello straordinario prodigio.
Si tratta di un luogo molto intimo, familiare, come due braccia tese a dare speranza e conforto. Durante il Secondo Conflitto Mondiale, madri e mogli vi si recavano per chiedere il ritorno dei propri cari combattenti e la fine della guerra. Adesso? Tantissime le celebrazioni d’amore che si consumano davanti il lago, matrimoni, battesimi, ma anche confessioni segrete e momenti che solo due innamorati possono condividere davanti a cotanta bellezza.
Godere della tranquillità di questo posto non è né troppo semplice né scontato, visto che i cancelli del Santuario sono aperti al pubblico solo durante il fine settimana, prima e dopo l’ora della messa. Ne vale davvero la pena però, se non altro per stimolare quella parte del cervello che ha a che fare con la fantasia, con i ricordi mai vissuti… con l’eternità.