Primi accenni di caldo ed ecco che la mente ci manda subito chiari segnali. Con l’avvicinarsi dell’estate siamo tutti alla ricerca del luogo ideale in cui teletrasportarci: seduti soli o in buona compagnia, al tavolo di un bar, spritz alla mano e un dolce paesaggio che fa da cornice a quel momento perfetto. Se dovessi pescare tra i miei ricordi per cercare questo luogo, lo troverei sicuramente sulle sponde del lago di Albano.
di Elisabetta De Falco
A due passi da Roma, nel Parco dei Castelli Romani, questo lago di origine vulcanica è una delle mete più gettonate per le famose gite fuori porta dei romani. Abbracciato dal verde dei boschi, si collega agli altri paesi dei Castelli con la panoramica Via dei Laghi. Il più importante centro storico, la località di Castelgandolfo, è nota per essere la residenza estiva del Papa, sovrasta la superficie del lago specchiandosi nelle sue acque. Poco più lontani i piccoli Comuni di Marino e Rocca di Papa, Albano, Ariccia e Genzano di Roma.
Quello di Albano, però, non è solo un lago piacevole alla vista. Nelle sue profondità si celano storie e misteri. Oltre 160 metri di oggetti nascosti ognuno dei quali ah, se potesse parlare. Come testimoniano alcuni resti di palafitte, il lago di Albano fu abitato fin dai tempi preistorici e, durante l’epoca romana, divenne luogo di grande importanza dove gli abbienti signori costruirono ville e possedimenti. Ancora visibile l’ingresso di un’incredibile opera d’ingegneria, uno sbocco artificiale costruito per controllare il livello del lago dopo frequenti “su e giù” e probabilmente un’esondazione disastrosa per le coltivazioni locali.
Venendo a tempi più recenti, il costante e progressivo abbassamento delle acque ha permesso di svelare vecchi segreti venuti a galla. Il fondale del lago di Albano potrebbe anche definirsi un arsenale subacqueo, carico di materiali appartenenti all’esercito tedesco e messi a tacere dagli italiani in modo che non potessero essere più utilizzati contro gli ex alleati. E ancora un Maggiolino Volkswagen e Fiat 500 degli anni Settanta. Come ci saranno finite, insieme ad imbarcazioni, pedalò e materiali meno attraenti, rimane tutt’oggi un mistero. Tutto abbandonato in attesa che un colpo di scena arrivi a squarciare il silenzio.
Nell’attesa, rimane sempre quel momento perfetto di beatitudine lì, tra il blu e il verde circostanti. Tutto il resto è rumore.