Lavarsi dalle colpe di una vita peccaminosa non è cosa semplice ma esiste un luogo, nel Lazio nascosto, in grado di rimettervi a nuovo. Diventare così ciò per il quale, forse, siamo stati creati: un esempio per l’umanità
di Daniele Pandolfi
Non svelo a cosa ignorantemente accostavo il nome della piccola città di Fondi tutte le volte che mi capitava di ascoltarlo. Non mi aspettavo di trovarvi un territorio così ricco di storia e cultura, ma ricredersi rappresenta un tassello importante nell’evoluzione umana al quale tutti dovremmo tendere. Della città ne abbiamo già parlato, ma una chicca niente male è proprio qui che vi aspetta. A metà strada fra Monte San Biagio e Fondi, all’interno del Parco Regionale degli Ausoni, svetta il monte Arcano: ai suoi piedi il Monastero San Magno, e sulla sua sommità il Santuario della Madonna della Rocca, che delimitano il Campo Demetriano degli antichi romani, la Valle dei Martiri dei cristiani.
Fu nella seconda metà del III secolo che questi luoghi furono teatro di una delle più feroci persecuzioni degli imperatori di Roma, quella di Decio. Migliaia di cristiani che si rifugiavano negli anfratti del monte per sfuggire all’esecuzione dell’editto furono scoperti e, testimoniando la loro fede, sacrificarono le loro vite. Tra loro anche San Paterno e San Magno. A quest’ultimo fu dedicato il monastero, luogo che divenne ben presto oggetto di venerazione e che conobbe momenti di alti e bassi fino al 1400, periodo in cui i principi di Fondi lo ampliarono e ristrutturarono. Durante gli interventi diverse sorprese vennero a galla. Tra queste la chiesa a croce latina risalente al periodo medievale, dove oggi è possibile ammirare la cripta e alcuni affreschi singolari.
Il fascino di questo luogo è tutto nella possibilità che esso ha dato, nel corso dei decenni, ad un uomo vestito di vizi, di poterne uscire totalmente rigenerato mediante un percorso che lo spogliasse della vanità e dei falsi idoli che lo governavano. Pensare che, al di là della particolarità del posto, totalmente povero secondo i precetti della vera religione cristiana e inneggiante alla purificazione dai peccati (basti pensare ad una vecchia sedia in legno e canapa adagiata di fronte un crocifisso in legno), la cosa che più mi ha colpito è stato l’obbligo di deporre le proprie scarpe all’entrata, segno di rispetto da non sottovalutare. Ai piedi del Monastero un corso d’acqua, colei che lava i peccati di dosso a fare da collana ad un quadro medievale d’estrema fattura.