E’ terminata il 29 gennaio la missione umanitaria di oculisti e ottici promossa dall’associazione ‘L’Impegno Onlus’ di Gubbio, della quale hanno fatto parte 14 volontari che vivono e lavorano tra Città di Castello, Sansepolcro e Gubbio. L’Associazione opera dal 2012 a Nanoro, a 80 chilometri della capitale del Burkina Faso, presso l’ospedale San Camillo, fondato dai religiosi Camilliani dell’Ordine dei Ministri degli Infermi. Per iniziativa del presidente del sodalizio dottor Luigi Panata, medico di medicina generale eugubino, del dottor Giovan Battista Sbordone (primario del reparto di Oculistica dell’ospedale di Città di Castello) e della Visionottica Salciarini di Gubbio, ogni anno una equipe di specialisti raggiunge lo Stato dell’Africa occidentale, uno dei più poveri del pianeta, per effettuare visite e operazioni chirurgiche su bambini, adulti e anziani. Quest’anno la missione, quarta dall’inizio del progetto in Burkina Faso, si è svolta dall’8 al 29 gennaio e ha coinvolto quattro oculisti: oltre al dottor Giovan Battista Sbordone, il fratello Sandro Sbordone (medico della clinica oculistica dell’Università di Napoli), la dottoressa Paola Vastarella (medico dell’ospedale San Gennaro di Napoli), la dottoressa Erica Paolillo (specializzanda in oculistica dell’Università di Napoli). L’equipe è stata integrata dagli infermieri Roberta Roselli e Angelo Cesari di Città di Castello, Maura Piomboni di Sansepolcro, Mara Ricci e Federica Mancini di Gubbio e da due ottici eugubini, Gabriele Salciarini (vice presidente dell’Associazione ‘L’impegno’) e Simone Cecchini.

L’equipe I medici specialisti della missione hanno avuto l’opportunità di lavorare nel nuovo blocco per la chirurgia ambulatoriale composto da due sale operatorie, una sala di sterilizzazione, una sala di anestesia, un ambulatorio per le visite e un laboratorio per l’esecuzione degli occhiali, allestito nell’ottobre scorso dall’Associazione ‘L’Impegno’, grazie al lavoro in loco che Panata e Cecchini hanno eseguito insieme all’operaio specializzato Alessio Pascolini. La delegazione italiana ha collaborato con l’equipe locale, formata da un oculista e tre infermieri che si occupano del reclutamento dei pazienti e del successivo follow-up. Durante la missione sono stati eseguiti 490 controlli optometrici, 252 consulenze oftalmologiche, 129 interventi chirurgici e sono state effettuate 249 forniture di occhiali da vista, 500 occhiali da sole e 100 occhiali premontati. Gli interventi chirurgici hanno interessato persone tra i 10 e gli 80 anni e hanno riguardato prevalentemente cataratte e casi di glaucoma, in condizioni di lavoro rese difficili dalle condizioni generali degli occhi dei pazienti operati, compromesse da traumi o da patologie in stato ormai avanzato per la sostanziale impossibilità di diagnosi dovuta alla scarsissima disponibilità di oculisti in loco. Per dare un quadro della situazione è sufficiente evidenziare che l’oculista che ha collaborato con l’equipe è l’unico a disposizione per una popolazione di 1 milione e 400 mila abitanti, per cui i malati, i quali a volte ricorrono anche alle pratiche degli stregoni locali che spesso peggiorano lo stato degli occhi, aspettano almeno un anno per essere operati dalle varie equipe internazionali che raggiungono le diverse località della regione.

Donazioni “Quando vedi l’Africa ti innamori – ha spiegato Panata- la nostra presenza in questo Paese solo negli ultimi quattro anni si è concentrata sulle prestazioni di natura oculistica in un quadro di aiuti che vanno dalla garanzia del diritto allo studio dei bambini, alla donazione di materiali e alimenti, fino alla realizzazione di pozzi per l’acqua potabile, attraverso cui cerchiamo di sostenere una popolazione alla quale manca davvero tutto”. Attraverso la sua illustrazione, il presidente dell’Associazione ha fatto comprendere che il lavoro non si esaurisce con la presenza in terra africana, ma prosegue nel tentativo di aiutare le persone alle prese con le patologie più gravi, come un ragazzo che necessita di un trapianto di cornea e una donna malata di tumore che si cercherà di far assistere in Umbria. “C’è tanto da fare – ha lanciato un appello Panata – ma dobbiamo capire che per dare un grande aiuto a queste popolazioni bastano gesti semplicissimi delle nostre istituzioni, ma anche delle nostre comunità, attraverso la donazione, ad esempio, di strumenti che l’ingegneria sanitaria qui ha dichiarato obsoleti”. Il dottor Sbordone ha stilato un quadro dell’attività condotta, “Che – ha detto – quest’anno ha raggiunto un risultato record dal punto di vista del numero di interventi chirurgici, i quali per la popolazione residente sono vitali, viste le enormi difficoltà di accesso alle cure e le implicazioni di questa situazione. Si pensi che ridare capacità visiva a un anziano significa liberare un bambino e permettergli di crescere e studiare, visto che proprio ai bambini viene affidato il compito di accompagnare e aiutare le persone non vedenti”.

Attentato Il 16 gennaio, mentre la missione era in pieno svolgimento, un attacco terroristico sferrato da un commando di 15 persone e rivendicato da Al Qaeda per il Maghreb islamico (Aqmi) ha colpito la capitale Ouagadougou, causando 27 morti, tra i quali un bambino italiano di 9 anni. I componenti dell’equipe al lavoro a Nanoro, che all’arrivo in Burkina Faso erano passati proprio lungo la strada teatro dell’attentato, hanno appreso la notizia attraverso l’associazione Medicus Mundi, che si occupa di informare i medici che si trovano al lavoro in luoghi pericolosi. Pur non essendo stati sotto minaccia diretta, dal giorno successivo la delegazione guidata dal dottor Panata è stata posta sotto tutela armata dalla gendarmeria locale, con la sorveglianza 24 ore su 24 da parte di due soldati e il coprifuoco imposto a partire dalle ore 23.00 della notte, ed è stata costretta a limitare le uscite dall’ospedale che sono state effettuate sempre sotto scorta. Il lavoro in ospedale è continuato regolarmente ed è stato possibile anche inaugurare un pozzo in un villaggio sperduto nella savana. Durante il trasferimento in aeroporto per il viaggio di ritorno in Italia, l’equipe è stata scortata da soldati in assetto di guerra fino all’imbarco.

Ringraziamento sindaco “Quello di oggi è un doveroso atto di riconoscenza che facciamo a nome di tutta la comunità tifernate e altotiberina al lavoro straordinario di persone che con grande passione, anche a rischio della propria incolumità, mettono se stesse e la propria professionalità al servizio di popolazioni poverissime – ha dichiarato il sindaco di Città di Castello Luciano Bacchetta – offrendo una testimonianza di grande valore umano,sociale e civile”.