di Marco Morello
La creativa ternana si presenta mostrando la sua natura polemica, battagliera, lunatica, arrivista e permalosa
Simona Zoo Angeletti ha nel nome l’allegra ferocia di un’arte stracolma di colori, suoni e movimento. Uno zoo fatto di quadri che rombano, borse che miagolano, nuvole che passano, scarpe rosse nell’angolo di una tela. Mentre tutt’intorno il mondo ingrigisce, nei quadri di Simona l’universo esplode fuori dalle sbarre dello zoo, scoppia in ondate di tinte piatte, pulsazioni di un cuore che batte con passione, trascinato dal profondo respiro di uno scherzoso tango argentino.
La intervistiamo in un luogo immaginario, con le pareti candide costellate da spari di colori: quadri, quadretti, sculture, spille, adesivi, borse, felpe… Il suo laboratorio artistico (Zona Duomo in Vico del Pozzo n. 33 a Terni) è una vera e propria bottega creativa. Simona Angeletti sfoga la sua creatività anche nel lavoro quotidiano, mettendo al servizio di enti e imprese il suo magmatico sapere multimediale: marketing, comunicazione, web, pubblicità.
D: Nome dell’azienda?
R: Lo Zoo di Simona® (è scritto proprio così: LZS maiuscole!)
D: Nome d’arte?
R: Simona (ZOO) Angeletti. Ho 5 omonime nella mia città. Una, in particolare, abita nella mia stessa via e siamo coetanee mentre un’altra fa la disegnatrice, anche lei ha pubblicato un libro, ha vissuto a Milano, ha collaborazioni con alcune testate (mai avuto il piacere di conoscerla di persona)… per cui uso il vezzo di presentarmi così: “Salve, sono Lo Zoo!”.
D: Età?
R: 41. Sono nata nello stesso giorno di Cicerone. 3 gennaio. La dialettica delle Catilinarie mi rende orgogliosa di questo 3…
D: Collocazione geografica?
R: Terni, Umbria, Italia, Europa con tendenza a rifugiarsi con la fantasia o con l’aeroplano a New York.
D: Se dovessimo scrivere una breve biografia?
R: Il titolo sarebbe “La Zoografia di una Zootica”. Te la riassumo così.
Intermezzo – Qui inizia una comica carrellata di immagini, ricordi, esperienze… raccontati in terza persona. Un fiume di parole che praticamente non fermo per quasi mezz’ora.
Lo Zoo di Simona (alias Simona Angeletti), nasce sotto il segno del topo nel 1972 (anche se vinci la corsa dei topi, sempre sorcio resti…). Un Liceo Classico alle spalle al quale deve veramente molto: molte amicizie collaudate e vere, molti complessi, molte estati sui libri e tante tantissime pagine di diari fitti di disegni, giornate a far murales, striscioni, magliette, serrande…
L’accademia, in Italia e in Inghilterra, le servirà moltissimo per la sua formazione nell’arte contemporanea: diventa, infatti, corrispondente estero di un’azienda di laminati a Milano, venditrice di connessioni satellitari a Roma/Sydney/Frankfurth, responsabile di palinsesti televisivi e piattaforme integrate web a Forlì e poi, dopo anni fuori dal mondo dell’arte, il ritorno allo Zoo, a Terni…
Pausa – Simona si gratta un ginocchio sulle calze a righe multicolor, sposta sulla scrivania una spilletta con un sole a forma di patata, inclina l’iPhone dove scoppiettano notifiche di facebook e poi continua dopo un secondo in cui è sembrata adombrarsi.
Ora ha più del doppio degli anni di quando ha iniziato a disegnare, dice che ha letto da qualche parte che la sua corrente si chiama “Neo-pop” e di notte sogna che correndo per le strade di Tokyo incontra un gruppone di gente con davanti Takashi Murakami, Laurina Paperina, James Rizzi, Miltos Manetas, Selwyn Senatori, Cuoghi e Corsello e arrivando per prima all’Edicola Notte fa ben vedere a tutti, girandosi verso di loro, dove Nonno Orfeo portava l’ombrello!
Nota – Fa un significativo gesto made in Italy con la mano nell’incavo del braccio. Le dico che non tutto mi è chiaro e che i riferimenti culturali, a parte Paperina, sono oltre la mia portata. Trovo inoltre esilarante che parli di sé in terza persona. Quindi procede come in un gran finale di fuochi d’artificio.
Ha la faccia come il suo “Sole a Patata” (il suo logo, marchio registrato del resto), è polemica, battagliera, lunatica, arrivista, calcolatrice, sfrontata, permalosissima e testardamente ternana.
Ha donato tele per i bambini meno fortunati a Terni, Roma, Cagliari, Assisi, Milano, Torino, Perugia, Biella. Offre laboratori del colore gratuiti. Lavora, tanto, perché crede che se una cosa non ti è costata nessuna fatica, vuol dire che l’hai fatta male!
Non smetterà mai di ringraziare quel gruppo di amici che all’inizio del nuovo secolo l’ha forzatamente riportata sulla strada della sua creatività; non smetterà mai di ringraziare chi ora la sta aiutando: quelli che credono in lei e nel suo Zoo… perché in fondo – facendo il verso a Eco che diceva “siamo tutti un po’ veline” – siamo tutti un po’ animali!
Fine?
A questo punto la fermo. Mi ha stravolto. Spostando tele, giocando con le custodie per iPhone che riproducono in copia unica i suoi quadri e chiedendo se posso avere una spilla con il sole a patata, scopro che fino al 30 gennaio c’è una sua mostra in un locale di Terni (A Volte Tre in via Mancini 10). Scopro anche che la sua collezione più famosa (Scarpe Rosse) è a Milano alla Galleria Franco Toselli. Un mondo pieno di “ù” è inoltre ospitato nel concept store napoletano “Casa di Ù” mentre i suoi lavori sono in mostra permanente sul suo sito di e-commerce che vende sia i quadri sia gli oggetti che fanno parte della sua infaticabile produzione creativa. Il sito, per inciso, nel 2008 ha vinto il premio “ITALIAN WOMAN IN WEB” come migliore piattaforma business gestita da una Donna Italiana. Un altro premio per il suo ego è arrivato quando la pubblicazione mondiale WHO’S WHO 2009-10 l’ha catalogata tra gli astri nascenti della creatività italiana (“una ternana, nel profondo centro d’Italia… su WHO’S WHO,” mi ha detto con un mezzo sorriso che trasudava orgoglio e stupore… “sinceramente, un paio di deglutizioni a vuoto me l’ha fatte fare”).
Prima di andarmene mi rendo conto di essermi vergognato per le domande che mi ero preparato e di averne taciute alcune. Però una cosa ancora mi interessa sapere.
D: Quali sono i suggerimenti che daresti a chi vuole iniziare un lavoro come il tuo?
R: Farei loro una sola domanda: “Siete ricchi di famiglia?”.