Tra Toscana e Umbria si snodano due storie parallele, quelle di Stella e Gemma, che rimandano all’immaginario del lettore un suggestivo viaggio nei luoghi del cuore tra passato e presente. A Perugia si attraversano scorci noti e facile risulta ritrovarsi catapultati nel Duecento quando guelfi e ghibellini si contendevano il predominio del centro Italia
di Francesca Cecchini
Il libro iniziato quasi per gioco prende forma alla fine di una vacanza quando il figlio le chiede di scrivere qualcosa insieme perché stanco dei soliti compiti estivi. Così nasce Il falco ghibellino di Marina Trastulla, perugina, docente di Lettere in una scuola secondaria dove, tra l’altro, si occupa di scrittura creativa per studenti, da sempre appassionata di storia (particolarmente del periodo medioevale) e narrazione.
Le pagine del romanzo si aprono con Stella, giovane insegnante in una scuola di Perugia che, per salvare la casa di famiglia sulle rive del Lago Trasimeno, si rivolge ad un vecchio amico del padre per un prestito. In cambio della cifra necessaria dovrà scrivere un libro. Inizia così un tuffo indietro nel Medioevo (siamo alla fine del Milleduecento) che si snoda tra Toscana e Umbria ai tempi della battaglia di Campaldino che vede guelfi e ghibellini lottare per il predominio del territorio del centro Italia. Protagonista della stesura del libro (nel libro) è Gemma di nobile famiglia ghibellina di Acquapendente che, dopo una serie di vicissitudini, si ritrova, suo malgrado, dama di compagnia nel Castello di Romena. Dopo una lunga battaglia e la sconfitta dei conti Guidi di Romena, Gemma arriverà sotto mentite spoglie a Perugia dove si presenterà occasione per vivere una vita sì meno confortevole, ma senz’altro più libera da convenzioni. La fanciulla non può però dimenticare il suo vissuto e, anche grazie alle sue doti e alle sue passioni per la caccia col falco e la medicina erboristica, riuscirà a dare una svolta sorprendente alla propria esistenza, tornando padrona del suo destino. Mentre la storia di Gemma si snoda in atmosfere medioevali, nel libro si sviluppa anche la vita di Stella (ambientata ai nostri giorni) che si accorge, man mano che scrive il volume, che anche per lei è giunto il “momento del cambiamento”. Tanto forte è l’intreccio emotivo che lega le due donne (la storia di Gemma è influenzata da quella che Stella vive nel suo quotidiano) da portare la giovane insegnante perugina a realizzare che la nobile di Acquapendente altro non è che la sua “gemella di carta”, specchio di se stessa che le rimanda, però, un’immagine con lati caratteriali più forti e decisi come, ad esempio, il coraggio delle azioni e un anticonformismo che lei, nella sua realtà, non osa assecondare.
Punta di forza del libro, a nostro parere, oltre all’intersecarsi delle due vicende, è senz’altro la descrizione dei luoghi di ieri e di oggi, che, grazie al linguaggio scorrevole e all’ottimo potere evocativo delle immagini narrate dalla Trastulla, riesce ad appassionare il lettore che non può non sentirsi parte del racconto e si ritrova a percorrere mano per mano con le due protagoniste piazze, vicoli e vie delle città toccate riscoprendo la meraviglia di un territorio, il nostro, di cui, a volte, persi nella frenesia quotidiana, dimentichiamo di apprezzarne bellezza e ricchezza del vissuto storico.
Trascinante, tra le altre, è la descrizione dell’acropoli di Perugia che non si ferma ad angoli e scorci più o meno noti, ma ci riporta indietro nell’allora ospitale Arte della Mercanzia lungo la via principale del borgo di Porta Sant’Angelo e al mercato grande, ai tempi della “pesa” delle merci, con le strade invase dai colori delle stoffe e delle lane, nonché dal profumo di erbe e spezie. Stella non è da meno e ci conduce, anche lei, per le vie del capoluogo umbro, arrivando fino ai profumi del Lago Trasimeno che tocca in più parti, come Isola Maggiore perfettamente rievocata come oggi la viviamo e vediamo.
E se, alla fine del libro, le due gemelle di carta sembrano aver raggiunto i propri obiettivi, al lettore, seppur soddisfatto, rimane però la voglia di continuare a camminare fra gli amati luoghi umbri pregni di storia e cultura. Il falco ghibellino, che vola leggero (e si legge tutto d’un fiato) nonostante la consistenza della storia rievocata, ci dimostra infatti con l’escamotage delle storie delle protagoniste quanto forte sia in ognuno di noi il desiderio di conoscere le proprie radici e, di conseguenza, il volerne ripercorrere le vicende. Un desiderio che può essere assecondato impegnandosi ogni giorno a vivere di più la città, approfondendone il vissuto e, volendo, anche il folclore, in attesa di quello che, ci auguriamo, Marina Trastulla ci regalerà tra le pagine del prossimo libro.