A Chiunque, almeno una volta nella vita, sarà capitato di desiderare ardentemente qualcosa, magari irraggiungibile per un semplice essere umano. E chi, almeno nella fantasia, non avrà desiderato farsi due chiacchiere col Diavolo e le sue mille lingue tortuose? Dannarsi e vendere l’anima di una persona cara in cambio di successo o una gloria immortale. Ma cosa c’entra questo con il Ponte della Maddalena?

Di Daniele Pandolfi

Si narra che il ponte di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca, sia stato un tempo maledetto. Secondo la leggenda, il muratore incaricato della sua costruzione, era in grande ritardo con i lavori. Disperato, invocò l’aiuto del Diavolo in persona, il quale gli promise che avrebbe ultimato la costruzione in una sola notte, in cambio dell’anima della prima sventurata persona che avrebbe attraversato il ponte. Per evitare il sortilegio, il capomastro decise di beffare il “povero” Diavolo, che portò con sé soltanto l’anima di un cane, aprendo tra le acque del fiume Serchio un varco con l’Inferno.

Il luogo che abbiamo visitato in una piacevole giornata estiva sprigiona un grande fascino, avvolge i pensieri in una cupola di nuvole dense pronte a partorire il più ardente desiderio. Il Ponte della Maddalena, comunemente noto come Ponte del Diavolo, si innalza sullo specchio d’acqua con tutta la sua intensa aura, degno di uno dei più bei quadri impressionisti. L’architettura originale e fuori dal tempo, in quel tempo passato, racchiude nelle sue forme spigolose e a tratti armoniose, l’atmosfera della leggenda che lo ha tirato su. Arte e male hanno sempre viaggiato a braccetto, tanto da essere due facce di una stessa medaglia al collo del Genius Loci. E lì, avvolto da quel fascinoso mistero, ho provato anche io a desistere dal formulare una richiesta al demone che, chissà, abita ancora quelle acque argentee: ho ceduto alla cupidigia. Ora attendo solo di scoprire chi sarà la vittima delle mie malefatte.