di Floriana Lenti

“Le mie donne”, Midgard Editore, non è un semplice libro, non è solamente
una raccolta di racconti,
è il riscatto
di una vita fatta
di doni e privazioni.

Tredici donne una diversa dall’altra eppure tutte unite dalla stessa mano creativa. Un filo rosso le accomuna rendendole uniche, come se venissero da mondi distanti, da tempi differenti, da percorsi contrastanti. Può essere la stessa donna monaca e prostituta? Una vecchia ed una bambina in che modo possono coesistere? Il libro, edito da pochi giorni, non smette di porre interrogativi sulla natura poliedrica della persona… C’è la pittrice, la zingara, la maestra, la contadina e poi c’è la nana, la strega, la pittrice, la malata e la chiromante. Sin dal primo brano “Quando io nacqui” il lettore viene allertato: esistono maschere che sono indossate dalla stessa persona, maschere che ne creano le sfaccettature di un diamante che finalmente, attraversato dalla luce, può regalare a chi ne vorrà beneficiare, splendidi dettagli luminosi, raggi colorati e sfumature imperdibili. Il diamante, per essere più chiari, è la scrittrice Rosella Liuzza, e le sfaccettature sono le sue donne, i colori sta ai singoli lettori scorgerli.
“Le mie donne”, Midgard Editore, non è un semplice libro, non è solamente una raccolta di racconti, è il riscatto di una vita in cui tutto è stato un dono, ma molto è stato tolto. Nel testo, quasi integralmente autobiografico, vi sono gli scorci di un’esistenza marchiata da parole chiave quali solitudine, tristezza, paura, silenzio, ma anche bellezza, fantasia, immaginazione e genio. Tredici istantanee narrate e descritte con una semplicità tale da riuscire a incantare il lettore di fronte a pensieri poco scontati; nel brano “La pittrice” lascia a bocca aperta una limpida riflessione dell’autrice: “…dove finisce la follia e inizia l’arte? Oppure la follia è ciò che costituisce l’arte? Questo dilemma è complesso, come complesse sono le cause della pazzia e della genialità, che a volte coincidono in un solo individuo. Ecco che si dice ‘Gli artisti, i veri artisti, sono tutti un po’ pazzi’. Secondo me il vero artista vive in modo conflittuale l’essere normale con l’essere atipico, strano, agli occhi degli altri. Per l’artista la follia è normalità, nella misura in cui non si lasci turbare da essa e accetti la sua diversità. Se non è troppo severo, troppo in crisi con se stesso, e non è tremendamente inquieto, egli può convivere serenamente con la sua diversità”.
Aristotele scriveva: “Non esiste grande genio senza una dose di follia” e la letteratura è piena di esempi che raccontano questa dicotomia.
Rosella Liuzza si racconta: “La mia famiglia era numerosa e poco abbiente, la rata d’iscrizione alle superiori mi fu pagata dagli insegnanti stessi. Amavo studiare ed adoravo leggere. Ho scritto questi brani per liberarmi dalla sofferenza del rifiuto che avvertivo da parte di mia madre, donna irascibile e violenta. Per anni ho anche dipinto, poi, dopo la morte di mio padre a cui mi sento molto legata, ho avuto un blocco. Spesso ho avvertito il desiderio di raggiungerlo. Mi si è automaticamente interrotta la voglia di realizzare, di costruire, di creare e mi sono ritrovata sola. La solitudine è ciò che mi fa più paura, ma nonostante ciò la ricerco. Se tornassi indietro, comunque, non cambierei nulla di quello che ho vissuto”.
La scrittrice ora vive presso l’unione di Convivenza “SAN SISTO”, nata nel 1979 come luogo per ex degenti dell’ospedale psichiatrico che accoglie utenti con problemi di salute mentale e si occupa, tramite progetti collettivi e individuali, della riabilitazione psico-sociale degli utenti stessi. La struttura fa riferimento al CSM Bellocchio, che media anche gli ingressi proposti dagli altri CSM. Sono stati gli operatori soci della Cooperativa Borgorete a riaprire il cassetto in cui erano stati chiusi gli appunti di Rosella Liuzza, portando alla luce un talento che dichiarano: “Sa lasciare il segno. E’ la dimostrazione che non tutto è perduto, che c’è sempre una speranza e che la parabola della vita può avere delle varianti interessanti. Rosella potrà finalmente dimostrare che esiste l’opportunità di riemergere e siamo sicuri che presto sarà pronta per essere nuovamente autonoma, continuando a coltivare le sue antiche passioni”.
All’interno dell’unione di Convivenza in prevalenza, le attività rivolte agli ospiti sono di sostegno e affiancamento nella cura di sé (igiene personale, alimentazione, tutela della salute e terapie mediche in genere); nella cura dei propri spazi; nella relazione (con la famiglia, con gli altri ospiti, con il servizio inviante, con le svariate situazioni del territorio); e nella realizzazione di attività espressive e, dove possibile, inserimenti lavorativi. “Rosella, proseguono gli operatori, né prima, né durante il suo percorso riabilitativo, non ha mai minimamente immaginato di poter pubblicare i suoi racconti e non li ha scritti per questo scopo, ma sarebbe uno spreco accantonarli nuovamente. Rosella non ha problemi a mettere la faccia e il nome, quando le è stato ipotizzato uno pseudonimo ha rinunciato seccamente; questa pubblicazione in fondo è una rivincita verso tutte le forme di discriminazione”.
Rosella Liuzza ha scritto altri brani pubblicati per il centro diurno psichiatrico Kaos di Casa del Diavolo dove si svolgono attività creative. Non stupisce che abbia anche una grande passione per la musica ed una voce importante: ha anche cantato durante il Right Profit Guitar Festival di Città della Pieve.
Nella prefazione del libro, a cura di Rosella De Leonibus, Psicologa-psicoterapeuta, responsabile della sede umbra di CIFORMAPER – Gestalt Ecology, Centro Italiano di Formazione in Psicologia, Ecologia, Relazione, si legge: “L’arte di creare storie, che è un prodotto a quattro mani della scrittrice, dello scrittore e dei suoi lettori, è assai potente, perché è capace di sviluppare nuovi atteggiamenti nei confronti di se stessi, attraverso la riflessione sul modo in cui si vive la relazione col mondo”.
A noi ora non rimane che leggere queste pagine in attesa che Rosella Liuzza possa stupirci ancora.

Gli operatori dell’Unione di Convivenza “SAN SISTO” sono: Simone Dispendi, Laura Calderini, Luca Biagini, Domenico Barberio, Lorenza Urbani, Piera Tantillo. Un ringraziamento particolare va agli operatori Antonio Ballarano e Antonio Colaiacovo che si sono prodigati per la pubblicazione del libro di Rosella Liuzza.