Nel 1909 nacque a Città di Castello il “Metodo della pedagogia scientifica” grazie all’incontro dei baroni Franchetti con la giovane Maria. La sfida nel 2014 è applicare il metodo agli adulti

di Barbara Maccari 

Il Centro Studi Villa Montesca è un consorzio no-profit pubblico e privato fondato nel 2001. Gli obiettivi principali del Centro sono quelli di sviluppare progetti nazionali ed europei nel campo dell’educazione, della formazione e della ricerca. Villa Montesca è però caratterizzata dalla sua rilevanza per l’intera storia dell’educazione. A partire dal 1901 infatti, sulla spinta del movimento di rinnovamento educativo detto delle “Scuole Nuove” diffuso in tutta Europa, i baroni Leopoldo ed Alice Franchetti fondarono le scuole rurali di Villa Montesca e Rovigliano, nell’Altotevere. Le scuole rurali dei Franchetti rappresentarono un assoluta innovazione sia per la loro profonda vitalità didattica sia per il loro impatto sociale:  “Le nuove scuole furono aperte per i figli dei mezzadri affinché potessero avere accesso all’istruzione – spiega Fabrizio Boldrini, direttore del Centro Studi – perché, nell’alta visione di Alice e Leopoldo, nel miglioramento della loro posizione sociale stava la vera svolta culturale del Paese che stava faticosamente guadagnando la sua unificazione”. Nel 1909 Alice e Leopoldo visitarono la “Casa dei bambini” di Roma dove una giovane medico, Maria Montessori, stava sperimentando un approccio nuovo ai problemi di apprendimento: “L’interesse dei baroni per ciò che stava facendo Maria Montessori fu grandissimo e così venne invitata alla Montesca – racconta Boldrini – nacque così ‘Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei bambini’, pubblicato nel 1909 a Città di Castello e dedicato ai baroni Franchetti. Nell’agosto di quello stesso anno si svolse a la Montesca il primo corso di pedagogia scientifica”. Villa Montesca è il luogo dove il metodo montessoriano è nato e si è sviluppato. Non tutti gli abitanti dell’Alta Valle del Tevere conoscono però i fatti: “Tante persone non conoscono questa storia – dice Boldrini – per questo abbiamo deciso nel 2012 di realizzare, in una parte dell’edificio, un percorso storico-documentale permanente dedicato ai baroni Franchetti, per illustrare la loro opera educativa”. Negli ultimi anni il Centro ha acquisito una posizione di prestigio in campo internazionale grazie alle numerose attività di ricerca a livello europeo, sviluppando e sperimentando metodi innovativi di insegnamento per il mondo delle scuole e di formazione per il mercato del lavoro e per le aziende. “Il nostro centro si autofinanzia presentando dei progetti di ricerca – spiega Boldrini – attualmente stiamo lavorando sulla salvaguardia dell’ambiente educativo dal rischio di catastrofi naturali antropiche, a settembre dovrebbe invece partire una nuova tv educativa. In collaborazione con l’Unione Europea stiamo invece creando dei sistemi per l’educazione dei bambini Rom, i cui genitori non vogliono mandare a scuola. C’è poi un progetto ambizioso che stiamo cercando di portare avanti, ovvero la trasposizione del metodi Montessori agli adulti, stiamo cercando cioè di capire come attualizzare il metodo che, come sappiamo, è stato concepito per i bambini”.