Fino a pochi anni fa l’escursione di cui vi racconto era una delle tappe più emozionanti per gli escursionisti che, visitando la zona intorno a Gubbio, volessero coniugare paesaggi mozzafiato, bellezze della natura e reperti di grande importanza storica. Il percorso dell’acquedotto medievale di Gubbio era addirittura regolarmente segnato dal CAI (sentiero 260) e poteva essere percorso anche senza particolare attrezzatura, portando con sé un unico indispensabile strumento: il buonsenso

di Marco Morello 

Oggi però il sentiero è chiuso da un cancello e quindi non è più possibile percorrerlo come una volta; non senza incorrere nella possibilità di una sanzione. Arrivando da Gubbio nella gola del Bottaccione, dopo l’omonima osteria si incontra un ponticello in cemento. Proseguendo oltre il ponte, sulla sinistra oggi ci si può fermare in un’area pic-nic con tavolini e panche a ridosso di un invaso colmo d’acqua, creato dal torrente Camignano, che costituiva originariamente il punto di raccolta delle acque destinate ad alimentare l’acquedotto. Si tratta di un’opera voluta dal Comune di Gubbio nel 1327, restata in funzione fino ai giorni nostri. L’acqua, raccolta dal torrente e proveniente dalle falde del monte Foce, veniva convogliata dall’acquedotto fino alle enormi cisterne create sopra Palazzo Ducale, destinate a soddisfare le esigenze idriche di una parte della città.

Il percorso dell’acquedotto medievale si svolge sulla costa del monte Ingino. Il sentiero corrisponde con la copertura dell’acquedotto ed è largo più di un metro, consentendo di camminare senza alcun problema e senza la necessità di imbragature o corde. Uno dei motivi della chiusura del percorso riguarda proprio la sua “pavimentazione”. Si tratta della copertura in pietra dell’antico acquedotto. Di tanto in tanto le lastre hanno ceduto a rotture inaspettate, creando buche frastagliate che vanno aggirate o sorpassate. Le buche sono poche e non presentano alcuna difficoltà: il sentiero, per la sua ampiezza e regolarità, è addirittura molto più agevole di molti sentieri di montagna. Ma il rischio che un escursionista malaccorto infili un piede in una delle buche o che qualche altra lastra si rompa a causa di forti vibrazioni sono evenienze che hanno portato alla chiusura del bellissimo sentiero. La possibilità di caduta massi, mai troppo remota nei tragitti di montagna, ha dato un ulteriore motivo di allerta alle autorità eugubine che hanno disposto la chiusura del percorso.

È però indubbio, e le nostre foto d’archivio lo testimoniano, che da questo serpente di pietra incastonato nel fianco della montagna si può godere di uno spettacolo entusiasmante. Oltre alla bellezza della gola del Bottaccione vista dall’alto, sulla costa opposta ci si imbatte presto nella splendida costruzione dell’eremo di Sant’Ambrogio. Si tratta di un monastero oggi completamente ristrutturato di cui si hanno notizie già nel 1331. Nel 1342 venne “promosso” da eremo a monastero e divenne un importante centro di vita culturale e religiosa. Noi lo vediamo in linea d’aria quasi alla stessa altezza dell’acquedotto, ma dalla parte opposta della gola.

Lungo il tragitto non è raro incontrare orchidee selvatiche e verso la fine del condotto la natura si infittisce costringendo a passare, specie in primavera, tra cespugli e folti rami di alberi che creano una sorta di tunnel naturale molto suggestivo.

Nel tratto che volge verso Gubbio, dove la gola si apre, ci si può lasciare incantare dalla valle di fronte a Gubbio, introdotta dai tetti a coppi rossi della città. Il sentiero continua con la montagna da un lato e Gubbio dall’altro, vista da un’angolatura inusuale, ovvero dall’alto. Ma non così in alto da perdere il gusto dei dettagli. Proseguendo oltre la vegetazione si raggiungono finalmente le monumentali mura delle cisterne che un tempo raccoglievano l’acqua.

Questa parte del percorso è ancora visitabile e aperta al pubblico. La si può raggiungere dal lato della città. Qualunque sia il punto di ingresso è comunque molto suggestivo perdersi nei cunicoli che tagliano queste colossali mura, oggi asciutti e un tempo percorsi dal flusso incessante dell’acqua del Bottaccione.

Da quest’area, dove le antiche mura si fondono nella natura prettamente umbra fatta di boschi e di olivi, si ha una visuale splendida della città, di Palazzo dei Consoli, della valle… Il magico mix tra natura, storia e paesaggio che contraddistingue lo sguardo di Bibo su questa splendida terra umbra.