di Francesca Cecchini 

“Un cinema dove ogni bambino perugino è passato almeno una volta nella vita viene chiuso. Quei bambini diventano adulti e decidono di aprire il cassetto del dimenticatoio e riportarlo a nuovi splendori, dando però un tocco di innovazione ed originalità alla tradizione. Quello che ne esce è il nuovo PostModernissimo

PostModernissimo, questo il nome dell’ex cinema Modernissimo che rappresenta un pezzo di storia per la città di Perugia e per il suo centro storico. Al nome originario, dunque, solo l’aggiunta di Post fatta, come spiegato durante la conferenza stampa di presentazione dell’inaugurazione, “per mantenere e dimostrare il rispetto che abbiamo per un luogo ed una famiglia (famiglia Donati) che hanno fatto la storia della città ed evocare il legame tra il passato e il futuro del cinema e della stessa città di Perugia, raccogliendo in sé una precisa idea di arte e società”. Da quando ha aperto non solo cinema, ma la scelta di proporre molte attività alternative tra cui una rassegna di musica “di nicchia”. Ne parliamo con Michele Bellucci che ne cura la stagione.

Tradizione e innovazione sono due concetti che potrebbero essere l’antitesi l’uno dell’altro ma che, se ben incrociati, diventano un connubio probabilmente vincente. Come riuscite al PostMod a non “tradire” la tradizione pur cercando di essere innovativi nelle proposte?

La tradizione è insita nel recupero di opere e autori non più contemporanei, che vengono comunque programmati e suscitano l’interesse del pubblico. C’è una valorizzazione di quel che è giusto ereditare dal passato, non solo cinematograficamente parlando. L’innovazione sta invece nel proporre, ad esempio, film di nuova creazione che, negli ultimi anni, con difficoltà venivano programmati a Perugia. Tante belle cose rischiavano di non passare affatto. D’altra parte la tradizione è anche nel metodo di fruizione, un modo di vivere certi spazi (quindi un cinema visto come luogo di socializzazione) e addirittura alcune tipologie di evento che hanno un sapore retrò, come sonorizzazioni dal vivo di film… Allo stesso tempo l’innovazione è aver dato vita a qualcosa di progettato in maniera profondamente innovativa, un qualcosa che da troppo tempo in tanti aspettavano.

Partiamo dalla definizione sopra citata “rassegna di musica di nicchia”… abbiamo visto alternarsi sul palco ospiti d’eccezione tra cui il duo Girotto-Nastro, Teho Teardo e, martedì prossimo, 24 marzo, avremo la tappa umbra dei canadesi Picastro. In base a cosa scegliete gli artisti e come mai spesso di un livello alto ma non sempre noti al grande pubblico? Un modo per offrire qualcosa di originale o per cercare di portare una cultura musicale più ampia a Perugia?

La nostra scelta non ci appare “di nicchia”, perché in entrambi i concerti da te citati c’è gente che è rimasta fuori; la capienza (limitata, circa 150 posti) del PostMod non ha permesso di soddisfare tutta la richiesta. Ciò significa che in realtà sono ben noti gli artisti che presentiamo, ma in circuiti meno altisonanti rispetto ad altri. Vogliamo scardinare il circolo vizioso che porta sui palchi soprattutto proposte mainstream e, quando c’è penuria di proposte “meno-mainstream”, la scelta della maggioranza è forzata; quando invece coesistono anche altre proposte, nasce la possibilità di scegliere e molti asseconderanno la loro voglia di partecipare a questi eventi meno “pop”.

A Perugia i live ultimamente stanno prendendo piede in molti locali e pare che il pubblico, di ogni generazione, li apprezzi molto. Ci darebbe tre motivi per cui apprezzare meglio la qualità offerta dal  PostMod? 

L’investimento fatto sulla struttura tecnica, dagli impianti video e audio alle poltrone, tutto affinché fruire la cultura sia un vero godimento. Poi ci sono la voglia e la possibilità di assecondare i fruitori, che sono quotidianamente parte attiva nella progettazione di nuove iniziative o, perché no, migliorie. Il terzo fattore è senz’altro il modo di promuovere e comunicare gli spettacoli proposti: se un potenziale spettatore può trovare facilmente tutte le informazioni e i link per farsi un’idea di cosa accadrà sul palco, significa che c’è un rapporto di reciproca fiducia e trasparenza. Per questo ogni volta si tratta di un’esperienza e non semplicemente di un live…

Quale tipo di pubblico vi sembra stia rispondendo meglio alla vostra programmazione? Corrisponde alle vostre aspettative oppure ambite a qualcosa di diverso? 

Un pubblico trasversale: la mattina spesso ci sono i ragazzi delle scuole per proiezioni a loro dedicate, nel pomeriggio arrivano persone più adulte e anche pensionati che si danno appuntamento al cinema. Poi la sera convergono tanti studenti e coloro che lavorano durante il giorno. Il fatto che ci sia un punto di convergenza per tutti loro è un meraviglioso esempio di ciò che abbiamo detto prima… tradizione e innovazione che convivono splendidamente! Questo avviene anche in occasione dei concerti, dove arriva un pubblico eterogeneo e, per fortuna, molto curioso. Segno inequivocabile che c’è fiducia rispetto chi sceglie che cosa programmare.

In questa stagione, immaginiamo, ci sarà un evento clou. Possiamo avere, se non un nome, almeno qualche indizio su cosa aspettarci?

Il nome è già stato annunciato: sabato 28 marzo Edgar Reitz, uno dei più grandi Maestri del cinema mondiale, sarà a Perugia a presentare il suo film e incontrare gli spettatori (in occasione dell’uscita di “L’altra Heimat – cronaca di un sogno”). Sarebbe stato un azzardo sperare che un colpo tanto grosso arrivasse così presto. Al di là di questo posso dire che la stagione teatrale e quella musicale riservano ancora splendide sorprese, restate sintonizzati perché saranno presto svelate!

Il nuovo PostMod è costato molta fatica in lavori, energie ed ovviamente economicamente. In molti hanno aderito al crowdfunding da voi promosso. Questo ci sembra dimostrare l’affetto dei cittadini verso uno dei “luoghi incantati” in cui la maggior parte di noi ha almeno un ricordo importante della propria crescita. Cosa rappresenta, dunque, per lei, operare in una location che si è dimostrata di indubbio valore per Perugia. Un onere o un onore?

Come potrebbe chiamarsi “impresa” qualcosa che non costi sacrifici e implichi responsabilità? Quella del PostModernissimo è certamente una grande impresa, dove una miccia accesa da ragazzi con le idee chiare è stata sostenuta e continua ad esserlo (lo staff del PostMod non smette mai di ringraziare i soci sostenitori!) da una gigantesca fetta di cittadini che hanno creduto fin dall’inizio nella riuscita del progetto. Io, da perugino, non posso che sentirmi fortunato a lavorare per tanti che, come me, sono felici di avere in città una risorsa come il PostMod e vogliono vederla crescere ancora.

Per chiudere, considerando che lei è presente sin dall’inizio dei lavori, le va di raccontarci due momenti importanti vissuti durante la ristrutturazione? Un episodio, se esiste, in cui avete vi siete scoraggiati ed un altro che vi ha fatto pensare “ce l’abbiamo fatta!”…

Fino al momento dell’inaugurazione tutti coloro che erano coinvolti nel progetto stavano col fiato sospeso. Forse l’episodio del “ce l’abbiamo fatta!” non è mai arrivato davvero… D’altra parte ci sono centinaia di piccoli episodi che ricordo: ogni volta che mi trovavo in via del Carmine durante la fase dei lavori ho visto tantissime persone che si fermavano, che sbirciavano e chiedevano curiosi. La maggior parte ha condiviso con chi lavorava la propria gioia nel veder rinascere quel luogo; la totalità si è mostrata solidale e coinvolta. Credo sia questo ciò che ha dato la spinta maggiore al PostMod!

(foto di Marco Giugliarelli)