Nel “bel paese” esistono luoghi esasperati dalla storia forte che li precede ed altri, magari meno cantati da scrittori e poeti, che via via appassiscono al sole d’agosto per soccombere prima dell’arrivo della stagione fredda. Anche se pensare al freddo in questi giorni aiuta a non sciogliersi sotto il cielo africano, i nostri passi ci hanno condotto molto vicino alla base, più precisamente a Priverno

di Daniele Pandolfi

Inizialmente un po’ scettici, non avevamo ben compreso cosa ci fosse di così elettrizzante da portarci proprio lì. Ma la curiosità che ci contraddistingue ha prevalso sui nostri dubbi non del tutto sciolti. Soprattutto per quanto riguarda la valorizzazione del Castello di San Martino. Situato poco fuori dal centro storico del comune Lepino, il Castello è inserito all’interno dell’omonimo parco. Dimora della famiglia Borghese, fu fatto costruire dal Cardinale Tolomeo Gallio nella seconda metà del 1500.

L’aspetto esteriore del Palazzo è insolito soprattutto per quanto riguarda il colore: l’arancio acceso contornato dal verde della natura conferisce alla struttura un non so che di castello delle fiabe. Di storia non ne possiede un bagaglio esagerato, anzi nemmeno un marsupio tra le poche informazioni che ci sono rimaste. La Villa oggi è di proprietà del Comune che l’ha ristrutturata e ha adibito la parte superiore a centro convegni utile per l’organizzazione di manifestazioni. Dal 2005, inoltre, alcune sale del Castello ospitano il Museo della Matematica che mira a sensibilizzare le persone sui misteri della materia scientifica. Senza nulla togliere ai numeri, per noi che ci aspettavamo di immergerci in storie rinascimentali è stata una delusione. Quando poi provi ad entrare ad una sola ora dalla chiusura del museo e trovi il custode già in macchina pronto a sgasare per tornare a casa, capisci che da qualche parte qualcosa non funziona bene. Di certo non manca un parcheggio vasto per le auto e una zona picnic che permetterebbe di passare una bella pasquetta immersi nei boschi, se solo a pasquetta non piovesse da quando ho memoria. In attesa che qualche anima pia acquisti questi solitari ettari di terra toccherà tenercelo così. Io, che in un’altra vita potrei essere nato intorno agli inizi del Novecento, ho immaginato che di notte i numeri si trasformino in formule alchemiche e che il palazzo, così come il nulla si vanti in oro, si infiammi del passato che a dignità vince sul nostro futuro.