Il simbolo di Terracina da tutti conosciuto come Tempio di Giove Anxur potrebbe essere la più grande bufala architettonica pontina di tutti i tempi. Questa frase, ahimè, potrebbe suscitare l’ira degli Dei, ammesso che siano esistiti e che adesso girino tra noi con spoglie mortali

di Daniele Pandolfi

Se ci si attiene però alla storia, gli antenati che fecero erigere il tempio in stile prettamente ellenico, non lasciarono trapelare con certezza il suo destinatario. I dubbi a questo punto prendono due direzioni distinte: era destinato al culto di Venere, come attesterebbero alcune iscrizioni ritrovate, oppure a Giove “Fanciullo”, protettore di Anxur, una volta Terracina? Ciò che è giunto fino a noi, nel rifacimento del monumento di epoca sillana, comprende una terrazza superiore (campo trincerato) ad uso prevalentemente militare, e una terrazza inferiore, che ospitava il grande tempio e il santuario oracolare. Ad ovest, una terza terrazza (piccolo tempio) presentava una serie di camere a volta, ornate da affreschi in parte rivista per gli utilizzi successivi del loco.

Passeggiando tra gli archi l’effetto della luce spalleggiata dalla vista mozzafiato sul Tirreno fotografano un’aura sacra, resa ancor più maestosa nelle giornate uggiose. Dall’alto di Monte Sant’Angelo, ribattezzato in seguito Monte Giove, la sensazione di dominio sulle sponde sottostanti è reale. Camminare sulle spoglie del tempo significa non soltanto fermarsi ad ascoltare l’eco del passato, bensì provare ad immaginare come un certo spazio, seppur appartenente ad un’epoca lontana, possa ancora riempire il cuore. Chiudendo gli occhi e provando a giocare con la fantasia, ecco che una figura inquietante risale dalle pendici del Monte, un uomo incappucciato sbuca da una colonna in cerca di vittime, e ancora… qualche spiritello qua e là, e la salvezza con gli occhi immersi nel sole.

Questo è il bello dei “viaggi di Pandotour”: far nascere da ciò che rimane di una storia, qualcosa che prende vita da dove quella storia ha lasciato la sua impronta. Perciò in fondo a chi importa di Mario, Silla e la distruzione del Tempio, di Venere o tantomeno del suo fedifrago padre. Di ipotesi potremmo farne a bizzeffe. Un punto di vista diverso e personale? Beh, uno stralcio cementizio posto ad altezza ragguardevole, baciato dal sole alla mezza e illuminato artificialmente a sera. Nel senso che ad ogni epoca ciò che era non è, e quasi sicuramente non sarà.