La memoria viva di uno dei più grandi esodi di massa dell’Italia centrale. Proiezioni video di Rai Teche e della Radio Televisione della Svizzera Italiana raccontano il viaggio corale di inizio secolo

Il Museo dell’emigrazione, intitolato a Pietro Conti, primo presidente della Regione Umbria, nasce dalla volontà dell’amministrazione comunale di Gualdo Tadino di evocare e sottolineare il patrimonio storico, culturale ed umano legato al grande esodo migratorio che coinvolse l’Italia a partire dalla fine dell’Ottocento, riguardando più di 27 milioni di persone. L’incidenza della popolazione umbra, dapprima trascurabile, diviene rilevante a partire dai primi anni del Novecento, fino a raggiungere il 7° posto nel periodo 1911-1913 nella graduatoria delle regioni a più alta emigrazione. Gualdo Tadino, insieme ai comuni della fascia dorsale appenninica, è protagonista di questa importante vicenda storica ed umana. Centinaia di documenti, immagini e racconti provenienti da tutte le regioni d’Italia sono custoditi nella sede museale, tutti insieme a raccontare un’unica grande storia: gli addii, l’incontro e lo scontro con il paese straniero, la nostalgia, le gioie e i dolori quotidiani, l’integrazione nella nuova realtà. Un viaggio corale che ha per protagonista l’emigrante.

Realizzato con la tecnica delle proiezioni video, possiede in esclusiva tutto il materiale documentario della Rai Teche e della Radio Televisione della Svizzera Italiana. Il Museo raccoglie tutte le testimonianze possibili relative alle vicende, alla storia, al destino di molti connazionali vissuti all’estero: dalle metropoli del Nord America alla Pampa argentina, dalle miniere del Belgio alle sterminate zone industriali tedesche, fino agli spazi sconfinati dell’Australia. Non c’è parte del globo che l’emigrazione italiana non abbia toccato, dalla metà dell’Ottocento fino agli anni Sessanta. Questo museo è un tributo agli emigranti che sono stati davvero coloro che hanno ricostruito l’Italia nel dopoguerra con tutti i loro risparmi spediti in Italia. L’emigrazione di massa ha trasformato interi territori, non soltanto nei paesi di destinazione, ma anche nei luoghi di partenza e per questo la descrizione delle condizioni sociali ed economiche delle zone dell’Umbria coinvolte dal fenomeno è molto importante. Proprio la fascia appenninica è stata fino a pochi anni fa soggetta a un forte spopolamento e i flussi migratori erano in buona parte indirizzati verso l’estero. L’epopea di milioni di nostri connazionali che partirono per l’estero per dare una prospettiva alla propria esistenza è percepita con lontananza e distacco, come se non ci riguardasse più. Eppure oggi che l’Italia è divenuta, da terra d’emigrazione, a terra d’immigrazione, proprio oggi è necessario recuperare quella memoria: ecco perché è nato il Museo dell’emigrazione, perché non si disperdano le tracce di quell’epoca apparentemente così lontano, ma in realtà recentissima.