La ‘scrittrice della memoria’che ha dedicato una vita intera a difendere la cultura del passato e combattuto affinché le donne imparassero a spogliarsi di abiti costrittivi, trasformandosi nelle artefici emancipate del proprio futuro, al centro delle iniziative dell’omonima associazione e dello spettacolo ‘Madonna’, scritto e interpretato da Caterina Fiocchetti
di Francesca Cecchini
Una scrittrice umbra sensibile che ha coraggiosamente intrapreso un personale percorso di emancipazione che l’ha resa, in un’epoca in cui la donna non aveva grandi possibilità di realizzazione sociale, lavorativa e, a volte, culturale, “testimone preziosa e appassionata di un mondo nel quale la donna era la vittima privilegiata di meccanismi arretrati e strutturati in una visione uomo-centrica dell’organizzazione sociale”. Lei, Rina Gatti, nata a Torgiano nel 1923, ha saputo raccontare con maestria ed attenzione nei suoi scritti realtà e contraddizioni del Novecento aiutando molte donne a trovare la consapevolezza di poter e dover raggiungere quell’emancipazione femminile a lungo negata. Di questa figura emblematica ci parla Giovanni Paoletti, il figlio, presidente dell’omonima associazione a lei dedicata, che si muove (sulla scia della madre) per lo sviluppo della cultura nelle scuole e non solo. Paoletti ce ne parla raccontandoci non solo del concorso riservato agli alunni delle classi della scuola Primaria e della scuola Secondaria di 1° grado (Istituti comprensivi della provincia di Perugia), al quale, come ci spiegherà, si è aggiunto un nuovo premio letterario nazionale, ma anche descrivendoci il suggestivo spettacolo Madonna. Interpretata dall’attrice Caterina Fiocchetti, la pièce ci rimanda, tra le parole, i suoni e le immagini che Rina Gatti ha lasciato nei suoi scritti, un percorso tra i ricordi che questa donna comincia ad annotare all’età di sessantacinque anni, nel momento in cui scopre che può dedicare tempo anche a sé stessa.
Come nasce lo spettacolo dedicato a sua madre?
Nasce da un’idea di Caterina Fiocchetti nel 2006, quando Rina era mancata da poco. Insieme al Comitato 8 Marzo ed in occasione dell’omonimo premio, Caterina ha creato uno spettacolo basato sui libri di mia madre portandolo in scena nella sede dell’associazionismo di via della Viola a Perugia. Rifacendosi ai suoi scritti e alla sua biografia, ha scritto il testo, l’ha interpretato per poi rimaneggiarlo nel corso degli anni a seguire. Madonna è stato un fil rouge durante la sua crescita professionale. Lavorava, frequentava corsi, faceva esperienze e continuava a portar con sé il testo. Sono venute fuori varie occasioni per allestirlo… Al teatro di Montecastello di Vibio, a Gubbio, a Isola Polvese e persino a Roma dove Caterina ha lavorato per un periodo. È riuscita a farlo inserire nel cartellone del Teatro delle Maschere nel dicembre 2010.
Chi è il produttore?
Non c’è un produttore. Ha sempre fatto tutto Caterina. Io ho solo dato un sostegno logistico.
Com’è stato modificato lo spettacolo nel corso degli anni?
L’ha continuato a modificare durante le varie rappresentazioni, seguendo anche la propria crescita. Adesso, che è un’attrice sicuramente molto più matura, ha asciugato lo spettacolo eliminando gli orpelli scenografici. Riesce a calamitare l’attenzione del pubblico con la sua personalità. È un monologo a scena nuda.
L’attrice in scena è accompagnata dalla musica.
Sì, ma qualcosa è cambiato. Durante gli ultimi spettacoli, cominciando da quello dello scorso anno ad ottobre al Santa Cecilia, poi replicato a Palazzo della Penna e al Teatro Morlacchi, ha trovato grande intesa con Andrea Rellini, musicista che sul palcoscenico suona il violoncello. All’inizio della messinscena, nel 2006, lo strumento era di accompagnamento, usato come ‘sottolineatura’ in alcune pause. La sinergia che si è venuta a creare con Rellini ha portato, ultimamente, ad un vero e proprio dialogo tra l’attore e il violoncello. Non c’è più ‘stacco’ tra recitazione e musica.
Cosa vediamo sul palcoscenico? Caterina Fiocchetti che interpreta Rina Gatti o i suoi scritti?
Fondamentalmente è Rina che recita. Caterina l’ha conosciuta attraverso i libri e ne è rimasta molto colpita. È scattato un meccanismo molto importante. È nata un’incredibile intesa tra personaggio e attrice. La Fiocchetti, oltre ad aver scritto il testo, l’ha adottato e di Rina lei coglie umanità, volontà di autoaffermazione, costruzione di un percorso. L’ha fatto suo.
È mai intervenuto per consigli o critiche?
Caterina mi ha sempre coinvolto molto condividendo con me idee, cambiamenti, dubbi. Mi sono permesso, a volte, di suggerire qualcosa. Lei – ci dice ridendo – non mi ha mai dato retta e ha fatto bene! Ha fatto ottime scelte e non mi sono mai permesso di intervenire.
Come si sente il figlio di Rina Gatti quando assiste allo spettacolo?
È molto emozionante perché questa identificazione tra Rina e Caterina è evidente. Riesco a cogliere tutta la partecipazione emotiva mentre parla di mia madre e si evince benissimo che ha un rapporto personale con quest’opera. Un rapporto che va oltre il semplice rapporto professionale. Trovo interessante, poi, osservare scene appartenute alla mia vita quotidiana di bambino, che vivevo, dunque, in una dimensione intima, familiare, entrare a far parte di un meccanismo più ampio come può essere quello di uno spettacolo teatrale. Vedo con occhi differenti, per certi versi sconcertanti, il valore del percorso di una donna che ha fatto cose sicuramente non comuni per la sua generazione. Di volta in volta, per me, quando Madonna è in scena, è un’emozione unica, una magia che si ripete.
Se Rina Gatti fosse seduta in platea, secondo lei, si rispecchierebbe con la figura sul palcoscenico?
Assolutamente sì. Caterina ha rispettato in maniera impeccabile i contenuti dei libri e lo spirito di mia madre. Non deve fare nessuna mediazione mentale e culturale per arrivare al sentimento che c’è dietro quello che Rina scrive. Non fa fatica ad entrare nel personaggio e la mostra per ciò che era realmente. Rina non avrebbe potuto essere che commossa ed entusiasta.
Perché nasce l’associazione Rina Gatti?
Abbiamo creato l’associazione soprattutto per gestire il concorso nelle scuole, nato dal grande interesse di Rina per le nuove generazioni. Tutto quello che ha fatto, l’ha fatto pensando che i giovani potessero nascere sempre più senza memoria, attaccati al presente con tutte queste opportunità mediatiche, ma fondamentalmente con poca percezione del passato.
E senza passato non c’è futuro…
Esatto. Se abbiamo tutto questo benessere è grazie al passato. C’è bisogno di avere coscienza della storia, materia che ci insegna tanto. Non c’è cosa peggiore che ripetere gli errori, anche drammatici, quando se ne conoscono le conseguenze.
Progetti per il nuovo anno dell’associazione?
In programma abbiamo un progetto partito quest’anno insieme alla consigliera regionale Gemma Bracco. Oltre a promuovere il concorso nelle scuole abbiamo anche messo in piedi, per la prima volta, il Concorso Letterario Nazionale Rina Gatti, rivolto a tutti. Gli autori possono partecipare con un racconto o un diario breve sul tema del mondo femminile. Storie di donne del presente o del passato che verranno selezionate e pubblicate in seguito in una raccolta che realizzeremo con Bertoni editore. Questo concorso nazionale era un sogno che avevo da tanto tempo e finalmente l’ho realizzato.