Una scultura e un luogo di lavoro. La prima ed unica opera scultorea al mondo in cui si vive e lavora. E’ questo il Carapace nato tra le colline umbre, a Bevagna, dalla genialità del maestro Arnaldo Pomodoro e dal sogno della famiglia Lunelli di vedere realizzata una cantina, la loro cantina, che fosse uno scrigno per il vino. E così grazie all’amicizia con Pomodoro il sogno diventa realtà dopo 6 anni di lavoro

Nella tenuta di Castelbuono prende vita il Carapace: “Un’opera – racconta Pomodoro – è un figlio. E come una madre, dopo averlo partorito con sofferenza, lo si deve lasciare andare per la sua strada”. Una sfida, vinta, che sfida confini fra scultura e architettura, che dialoga con l’esterno, ossia con il paesaggio, e con l’interno, con quel vino alla cui produzione è strettamente funzionale. E così il Carapace nasce dalla conoscenza e studio del territorio in cui sorge. “Ho girato tutto il mondo – racconta ancora Pomodoro – ma sono italianissimo e conosco bene questa terra. Il paesaggio – continua – mi ricordava il Montefeltro dove sono nato, così come l’ha raccontato iPiero della Francesca. Il mio intervento quindi non doveva disturbare la dolcezza delle colline. Ho avuto l’idea di una forma che ricorda la tartaruga, simbolo di stabilità e longevità che, con il suo carapace rappresenta l’unione tra terra e cielo”. Come detto un progetto che parte da lontano e che ha visto un cantiere aperto per sei anni, fino alla realizzazione di quello che in mezzo alla campagna umbra appare un elemento scultoreo che si sposa, così come voluto dal suo autore, con le forme del territorio, ma contemporanaemante spicca con la sua grande cupola ricoperta di rame, incisa da crepe che ricordano i solchi della terra che l’abbraccia. Un elemento scultoreo a forma di dardo di colore rosso che si conficca nel terreno sottolinea l’opera nel paesaggio. Una scultura che però non è fine a se stessa, che non ha solo un valore estetico ma all’interno della quale pulsa un cuore. E’ il cuore di chi ci lavora, di chi produce il vino, perché questa è una cantina, un luogo in cui arte e natura, scultura e vino dialogano sottolineando l’eccezionalità sia del contenente sia del contenuto. A stupirsi non è solo il visitatore che ha la possibilità di entrare in una scultura di Pomodoro, ma è lo stesso autore  “Per la prima volta nella mia vita – dice emozionato Pomodoro – ho potuto camminare, parlare e bere all’interno di una mia opera”.