di Francesca Cecchini
“Il Direttore Edoardo Brenci apre le porte di un gioiello tutto da scoprire. Un patrimonio artistico e storico racchiuso tra le mura del Teatro più piccolo del mondo proprio nel cuore dell’Umbria”
Un angolo di mondo in cui sembra di entrare nel surreale dove un quieto silenzio dona una sensazione di pace inappagabile. Questa la percezione nel percorrere le stradine di Monte Castello di Vibio. Una passeggiata fino ad arrivare alle porte del Teatro della Concordia e rendersi conto che la bellezza del luogo non finisce con le sue case in pietra contigue, ma prosegue con la scalinata che porta al “Teatro più piccolo del mondo”. Sulla soglia, già alla vista della platea, l’impatto è forte, colpisce gli occhi e il cuore. Un teatro in miniatura ricostruito come i più grandi d’Europa, raccolto in un’intimità che accoglie l’ospite come un bimbo che entra in una meravigliosa fiaba. Guardarsi intorno è difficile, i colori delle pareti e degli affreschi, i profumi del legno e del velluto di tende e poltrone, un continuo girare gli occhi intorno e non riuscire a fermare lo sguardo. Il Direttore Edoardo Brenci interrompe questo viaggio sensoriale e, dopo averci accolti, inizia a darci nozioni sulla struttura e sulla storia di questa “grande” opera. Nove palchetti di primo ordine e nove di secondo, nove come le famiglie latifondiste che, a fine Settecento, decisero di far costruire un luogo per esibizioni teatrali e per momenti di aggregazione sociale consoni all’epoca. Grande umiltà dei membri che non fecero apporre nulla che si riferisse a loro in loco: sui palchetti solo nomi di grandi artisti. L’inaugurazione avvenne nel 1808 e il nome fu scelto dai caratanti (fondatori) in onore della “concordia tra i popoli” che, nei primi anni dell’Ottocento, si stava ricreando in Europa. “Lo fecero piccolo, a misura del paese loro, ma la civiltà non si misura a cubatura nè a metri” (cit. lettera dell’ ‘800). Nel 1929 spunta un bambino, come dimostra una foto in mostra nel museo, Nello Latini, che, attirato da questo mondo, riuscì ad assistere ad uno spettacolo. Il bimbo si innamorò del “dietro le quinte”, tanto da entrare nelle grazie dell’allora Direttore, che gli insegnò tutto ciò che sapeva, e ne divenne “paladino”. Passarono anni, in cui il teatro fu chiuso per inagibilità e poi venne fedelmente ristrutturato e riaperto nel 1993. Nello stesso anno si costituì l’attuale “Società del Teatro della Concordia” che, promuovendola come meglio può, si muove per il mantenimento, anche economico, della struttura. Oltre convegni e pièce teatrali, un’ulteriore sostegno viene dalle visite guidate del “Teatro-Museo”: un’idea del vecchio e grande amico Nello, come affettuosamente lo chiama il Direttore. Nello, girando per le vie del borgo, amava fermare i forestieri (così li definiva) e descrivere loro la storia e la bellezza del Concordia, non solo con racconti ed aneddoti, ma mostrando loro tutta la documentazione raccolta con passione, fin da quando era un bambino. Un’idea vincente e la passione diventa strumento per sostenere le spese: i visitatori, tanto affascinati dalla narrazione e dalla struttura, cominciarono ad offrire un riconoscimento per la gentilezza di quest’uomo che, con le sue parole, incantava i viandanti. Dalla piccola somma incassata da Nello ecco partire pian piano questo giro di visite guidate che ora è una delle vie di mantenimento del Teatro che si regge solo con il lavoro volontario dei 30 soci odierni. Ciò che rimane impresso, ascoltando le parole di Brenci, nel riepilogo della storia, oltre alla voglia di tornare quanto prima a visitare il Concordia, è il senso civico che spinge queste persone, come spinse probabilmente i caratanti, a continuare imperterriti a portare avanti la missione di valorizzare, promuovere e tutelare, come scritto anche nello statuto della società, il patrimonio storico ed artistico costituito dal Teatro della Concordia. La visita è finita, si vorrebbe rimanere lì seduti ad ascoltare ancora aneddoti su Nello e i suoi compagni di viaggio, invece non resta altro che salutare, incamminarsi e darsi appuntamento alla prossima rappresentazione che avrà luogo nel teatro, pregustando il momento in cui, finalmente seduti in platea o negli stessi palchetti che occupavano i fondatori, ci si potrà immergere nell’atmosfera emozionante che solo i luoghi del cuore riescono a trasmettere. Lasciamo dunque a malincuore anche il borgo che, perimetralmente, ha, quasi fosse un segno del destino, una forma di cuore e, percorrendo a ritroso la strada che ci ha condotto verso la favola del Teatro della Concordia, ci sembra quasi di vederlo Nello, in giro per le stradine con il suo cappello e la sua sciarpa, pronto a decantare la sua passione a chiunque abbia voglia di ascoltarlo. Chissà non fermi anche noi.
(foto di Marco Zuccaccia)